Volontà - anno XIII - n.10 - ottobre 1960

mio dovere con spirito di verità e lealtà; nessuno degli alunui, nessuno dei colleghi, che ho avuto per trent'anni, potrì, mai smentire onestamente questa mia affermazione, Oggi la costituzione politica italiana di trenta anni or hmu è completamente abolita. Oggi ritalia è divisa fra una mi. ne ronza di padroni armati, a cui tutto è lecito, anche l'assassinio, ed una moltitudi1u-, cli sudditi disarmati, non piìt protetti da nessuna legge mo• raie, esclusi da ogni diritto politico. L'insegnamento della storia è sorto, ju Italia e fuori d'Italia, come bisogno culturale dei paesi che si costi~ tuivano a regime libero. Dove le istituzioni libere scompaiono, ivi l'insc– gmmte di storia in una scuola pubblica sarà libero del proprio insegna– .mento solo se l'orientamento del suo pensiero sarà conforme all'ideologia del pnrtilo dominante. L'insegnante di storia, che non possa in coscienza consentire alle direttive politiche, religiose, sociali, del partito dominante, o che non sia cosi abbietto da conscntin 1 i per ingordigia di ricompense e per congenita viltà, sarà obbliga10 a evitare ogni discussione, che possa compromellerlo nella opinione dei padroni, e dovrà confinarsi nella cru~ dizione bruta. · Questo diceva la mia lenera di dimissioni. Questo non hanno voluto ~ saputo comprendere i componenti il Senato AccademicQ; e hanno tra– sformato le dimissioni da me presentate per ragioni di principio in una specie di fatto personale fra l'Università Ji Firenze e me, cercando di ·:for credere agli ignari che « nè le autorità accademiche nè altri hanno mai climinuito la dignità di alcun insegnante universitario fiorentino ». lo distinguo fra l'Università di Firenze e i componenti il Senato Ae– -cademico dell'Università di Firenze. L'Università di Firenze è una entità colleuiva, che comprende anche miei antichi colleghi e miei antichi alun– ni ai quali sono legato da vincoli di rispetto e di affetti reciproci, im– per.ituri: questi conoscono uomini e fat1i 1 e possono giudicare secondo il merito certi miserevoli spettacoli di degradazione spirituale. I compo– nenti il Senato Accademico invece sono personaggi concreti; e questi hanno evidentemente bisogno che qualcuno rinfreschi loro Ja memoria. Ad es:;i -dunque ricorderò: A) Il 15 maggio 1925, per incarico conforitomi a voti unanimi dalla Facolti, di filosofia e filologia dell'Università di Firenze, io dovevo inau– gurare nn ricordo n Pasquale Villari nell'interno dell'Università; il gior– nale fascista di Firenze 1 pose il veto alla cerimonia, minacciando violenze; quel medesimo disinteressato professore fascista che ha provocato nel Se– nato accademico il plauso al « Governo nazionale», andò a comunicare al Reuore il divieto e le minacce dei fascisti Jìorentini: il Rettore si lasciò impaurire e rinviò la cerimonia, facendo trovare agli invitati chiusa l'Uni. versità: In cerimonia non ebbe luogo. B) Il giornale fascista di Fircnzc 2 ha ripetutamente domandato du– rante il yassalo anno scolastico la destituzione mia e di altri miPi <·ollcghi 1 Dattaglie fascisie. 2 idem, 631

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