Volontà - anno XIII - n.8-9 - agosto-settembre 1960

pitale, indica che la legge è impo– tente e inefficace. Il vero delin– quente, infatti, non la teme poichè nella sua coscienza non si trova ar– monizzata <1uclla sintesi, pili volte acce1mata, di simpatie, di istinti be– stiali e di ragione; in <Juest'es8ere, ineducato e grezzo, dalla coscienzn oscura e disordinata, mnncando la ragione, manca anche l'analisi pon• derata; o, semmai, arriva ad tm esa– me superficiale e privo di elementi etici e societari dei fatti che preven– tivamente si prospetta; un esame, perciò, privo di apprezzamenti ade– guati dei valori della vita, che, non uscendo da un determinismo psico– logico, lo inducono al disprezzo del– la propria e dell'altrui vita. Nel de– linquente, temerario, ma non corag– gioso, non possiamo rinvenire la fi. gura dell'eroe che si batte per jJ trionfo di un'idea valida e gradita, capace di accrescere la cultura, a me.no che la situazione estetica della sua mente non muti ad OJlera di tempestivi e provvidenziali fattori educativi. Il fascismo sancì la pena capi– tale dopo circa un lustro dall'eser– cizio del suo potere, quando già l'in– dice dcJle criminalità nel popolo i– taliano, rincrudite s1lcciahnentc dal– le conseguenze della prima guerra mondiale, era disceso verso lo zero. E' evidente, allora, che essa non po– tè trovare una giustificazione nella tutela pubblica del cittadino essen– do addormentata la mania dei delit– ti, dalla rapina, all'abigeato, al se– questro cli persona, all'omicidio. La ragione che s1>iegòla nascita di que• sta pena nel codice Rocco deve quindi ricercnrsi nel1a brama di tro– var una maggior garanzia a favore 524 delle persone fisiche che stavano al– lora al governo, la cui smania e li– bidine di dominio crescevano in propor.tioue diretta di tale brama. In conclusione, la pena di morte non è un allo <1·e1 potere che dimo• stra nel popolo, che l'adotta, matu– rità giuridica e morale anche se, per altri aspetti, sia in grado di dare prova di progresso. li rigidismo, che fa indugiare una comunità sopra una legge macabra qual'è questa, offende innanzi tutto quell'amore universale che presiede alla nascita di tuui gli esseri e al formarsi di tutte le cose ed è trascendente ad ogni indi,,idualità rispetto al tem• po; in secondo luogo rogliendo la vita ad un reo e troncandogli ad un tempo la possibilit:l cli recupernrc i pregi personali penluti, offcndqc il diritto inalienabile e intangibile che ognuno ha di asecnd'ere il 1nocesso educati,,o ed emcndart1i. La suscet– tibilità educaliva dell'uomo è una conseguenza della sua sempre pos– sibile perfettibiliti, cd è la grande caratteristica che lo distingue ap- 1>unto da tutti gli altri esseri: uno sforzo di volontà che erompa spon– taneo dalla mente <l''un uomo, supe– rando ogni meccanismo psicolog.ico, dominatore senza lumi di· coscienza delle azioni, può mutare il volto e le azioni esecrande d'un essere uma– no nefasto in quelle esemplari ed ammonitrici d'un educatore. Infine giova ripetere che un'ese– cuzione capitale, per i motivi già esposti, è identica, nella sostanza, alla vendetta privata, con l'aggra– vante di. avere il crisma della le– galità. SALVATORE Bosco

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