Volontà - anno XIII - n.8-9 - agosto-settembre 1960

nello sfruttamento d'un'altra classe, sia questa quella dei contadini o di una massa previamente privata di tutti i diritti civili. I vinti, i poveri, gli oppressi ed i servi di oggi saranno i padroni, i ricchi, i vincitori di domani. Se non è proprio giustizia, ciò è per lo meno un bel sogno e tutta la buona fede proletaria è lì. L'errore e la mala fede consistono nel ere• dere che si sia ancora proletari quando si è diventati padroni, ric– chi e vincitori, che la giustizia sia soddisfatta una volta per sempre quando la si è fatta per sè, che il fatto di essere stati vittime di una ingiustizia rend'a impossibile ed im– pensabile che se ne possa commet– tere a sua volta. Lenin fu il primo a dimostrare ch'era impossibile far proprio il mo– lo dinamico e direttivo della classe capitalista senza una massa da di– rigere e da mettere in moto. Egli !"tabilì che per appartenere vera. mente al proletariato e per parteci– pare alla sua missione storica era necessario ubbidire a un Partito in– caricatosi d'esprimere la volontà. F,,cendo del Partito uno strumen10 caJ)ace di espropriare la classe ca– piialista e di farsi ubbidire e teme– re ben pai1 di essa, egli diede ai proletari un'immagine viva e rea– le dei loro sogni di giustizia e di dominazione. Ciò che caratterizza un proletario u,clla società moderna, tuttavia, non è l'appartenenza a un Partito che si richiama a Lenin, ma una condizio– ne di dipendenza e una mancanza di autoritì, nella struttura economi– ca di produzione di cui fa parte. Il contadino e l'artigiano, in quanto god'ono di una certa indipendenza, dirigono il proprio lavoro e ne por- 492 tano tutta la responsabilità, non so• no proletari. Proletario è chi nel campo della produzione fa quel che <lice il padrone e nel campo politi– co quello che gli ordina il partito, spesso nell'uno e nell'altro caso sen• za avere la minima nozione di quel– lo che realmente fa. Alla superiorità del proletariato e alla sua missione storica tanti pro. letari hanno creduto proprio come tanti Tedeschi credettero a Hitler quando disse loro che perchè di sangue ariano erano superiori agli altri popoli d·ella terra. Non v'è nessun merito a nascere ariani o proletari; o lo si è senza nessun sforzo o non lo si è per quanti sfor– zi si facciano per diventarlo. Il marxismo, come il nazismo, come Oglli genere di patriottismo, ha ot• tenuto dei grandi successi di massa proprio con qnesto, con un atto di adulazione, con la proclamazione di un'innata superiorità, d'indiscnti• bili diritti e di un messianismo vit– torioso. Proprio ciò che l'anarchi– smo non può otlenere con gli stessi mezzi. Non si può dire a nessuno in no• me dell'anarchismo: << tu hai questi diritti pcrchè sei questo o quello». Si può dire solamente: « tu hai dei diritti in quanto sei una persona u– mana ». Ma poichè questo lo si de– ve dire a tutti non si può fare ap– pello a nessun sentimento di sope. riorità innata o comunque gratuita. Nè si può dire a nessuno in nome dell'anarchismo: « questo è ben fatto perchè lo fai tu che sei prole• tario o perchè lo fni in nome del– l'a11archia >i. L'anarchismo è un sentimento e un metod~ di libertà, di pietà e di giustizia. Esso è di quegli uomini liberi, giusti e pietosi che non ne•

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