Volontà - anno XIII - n.8-9 - agosto-settembre 1960

Meditazioni fuori chiesa 1 - Sua maestà il proletariato e H I ,. M ~VAN s I proletari nel- la società romana quegli uomi– ni liberi che non possedevano altra ricchezza che la propria prole. E' forse un pò difficile oggi concepire come i figli possano costituire una ricchezza, eppure è grazie ad essa che il proletariato moderno si è co– stituito. I primi capitalisti inglesi infatti preferirono il lavoro dei bambini a quello degli adulti non solo perchè veniva loro a costare di meno, ma pure e specialmente per. chè i bambini non avevano nè ani– mo nè for.1:aper ribellarsi e non po– tevano lasciare il lavoro, come in– vece gli adulti, appena avevano gua– dagnato abbastanza per andarsela a godere all'osteria. Quella mentalità per cui il proletariato è una specie di popolo eletto e di vergine imma– colata fa cadere sui capitalisti tutta la responsabilità per gli orrori del lavoro infantile. Essi difatti, acce– cati da una bramosia di lucro e di potere, effettuarono agli albori del– la rivoluzione industriale una vera e propria strage d'egli innocenti. l\fa egualmente, e forse più imper– donabilmente, furono accecati quei proletari che vendettero i propri fi– gli ai capitalisti, condannandoli, se non sempre alla morte, alla schia– vitì1 più tetra che avesse fino allora conosciuto la storia. Uno dei vanti del capitalismo è di avere talmente aumentato la produzione e la circolazione della ricchezza che nei paesi dove si è svi– luppato la popolazione ha potuto ac– crescersi a un ritmo senza preceden– ti. Ma se, grazie al capitalismo, vi– ve oggi in un dato territorio una popolazione pilt grand'e ed in con– dizioni economiche migliori che non cento o duecento anni fa, ciò non fu l'obiettivo dello sviluppo capitalista, ma bensì la sua condi– zione necessaria. Il proletariato è sorto così come un bisogno de1l'in– dustria capitalista, non di tm 'inte• ra società, ma di una piccola mino– ranza che dovette romperla, per af– fermarsi, colle strutture e le tradi– zioni esistenti. Privato di radici nel passato e senza lumi suoi propri nel presente, non è rimasto altro al pro– letariato che di far suoi ~ valori, le fatalità e gli impulsi della clas• se capitalista. Ciò spiega come il sogno dell'in– dividuo proletario è di far la vita del capitalista, sopratutto per ciò che essa comporta di ricchezza e di potere. Ciò spiega pure come il so– gno del proletariato come classe è di prendere il posto della classe ca– pitalista e di seguitare a fare quel– lo che essa ha fatto. In ambo i casi non si tratta solo di rendersi egua– le al capitalista, ma di prenderne il posto, giaechè tutto ciò che il pro• Ietario invidia al capitalista clipeo. de dall'esistenza di. una classe infe– riore a cui comandare. Non a caso la dittatura del proletariato, dovun– que la si è voluta o la si voglia ap– plicare, risuha nell' oppressione e 491

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