Volontà - anno XIII - n.7 - luglio 1960

questo il velo con il quale la stam. pa n.fTieiolecopre la ,•eri1à dei fatti giapponesi riducendoli alle piccole dimensioni della solita diatriba im– perialista; ma la lotta del popolo giapponese è stata tm fatto impor– tante che non rientra nei logori ter– mini della vecchia politica ma rap– presenta un termine nuovo. Infotli per la prima volta un atto politico di una grande potenza-guida si è urtato non contro l'azione diplo– ma1ica avversnrfa e nemmeno con– tro le riserve nazionaliste od econo– miche della classe dirigente o con– tro una crisi interna della classe politica; l'azione politica della po– tenza americana che si stava com– piend'o con la persona stessa del suo presidente è stata questa voha affrontata in modo clamoroso, a vi– so aperto, da un popolo in~orto. Per la prima volta dopo <1uindici anni di altalena fra opposti poteri un popolo ha ritrovato fiducia in se stesso e ha detto la sua parola: ha osato misurarsi direttamente con la politica dell'imperialismo e ha vinto. Ha chiuso la porta in fnccin all'illustre ,,residente e ha svuotato di ogni valore il patto che si è vo– luto egunlmente e ridicolmente con– cludere, L'altro aspetto forse pili imJ>ortaute che conferisce al fatto un'impronta nuova è la sua impo– stazione neutralista ed antiatomica, la condanna contro tutta la politica di guerra che il popolo ha voluto pronunciare nelle sue giol"Oate òi rivolla. E' la prima condanna ve– ramente chiara e senza equivoci con. tro l':mmcnso dispositivo ntomico cho i 1-;ovemnnti dello terra hnnno impMto Rlt'umanità, la prima rivo!. ta contro l'assurdo. Se una cntastro– fe atomica dovesse colpire l'umanità i sopravvissuti potranno dire che c'è stato un popolo che è insorto con– tro la follia dei govemi cd è pro– prio quel popolo che ha provato per primo nelle sue cnrni lo strazio del– la morte atomica. Siamo certi tuttavia che le gior– nate di Tokio non resteranno come una protesta disperata ma saranno l'inizio di unn uuova serie di fatti che avranno per protagonisti le masse popolari finora slrumeuti passivi della volontà di potere. Già possiamo dire che malgrado la ver– sione del mondo pol.ilico ufficiale quei fatti hanno lasciato una pro– fonda traccia nell 'anir.no dei popo– li europei che in quella posizione nettamente neutralisln e pacifista sentono l'unica possibilitì, di sal– vezza per l'Europa, questo ,,ecchio continente che sarebbe il primo a subire le conseguenze di un even– tuale conflitto atomico. Il fatto che il socialismo europeo non abbia colto l'occasione di trasformare gli avvenimenti giap1>0nesi in piatta. forma per una nuova politica neu– tralista di svincolamento da ogni alleanza militare depone in suo sfa– vore. E' strano che fra tante as– sociazioni europeistjche di caratte– re politico ed economico richia– mantesi al benessere e allo svilup• po sociale d'ell'Europa, non ve ne sia una che miri a scioglierla da tutti i lacci che lenlamcnte la tra– scinano verso il barntro della guer• ra atomica; eppure sarebbe la sola linea politica che prima ancora del suo potere e dei suoi affari possa garantire la sua sopravvivenza fisica. Perchè ciò avvenga è necessario che il nuovo corso inaugurnto d11ll'azio– nc direlta prosegua pcrchè i popoli possano finalmcute uscire dal guscio del piìi assurdo politicantismo. MORONI ALBERTO 425

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