Volontà - anno XIII - n.5 - maggio 1960

<::on un ritmo alterno, esasperante, implacabile. Definitelo pure come un singola. re testardo, ma è alquan10 peggiore, la vostra delle testardaggini: il mo– do di perseguirlo implacabilmente eol vostro codice. In questo ,nodo significa pure sfociare in assurdità giuridiche: quella di fargli Cnre po– chi giorni di caserma e un· paio di anni di carcere, alternativamente e pressochè sino alt' e1à matura ... Qualcosa d'inconcepibile per un sen• so veramente morale delle comunità umane. Non si tratta, attraverso al senti– mento dell'obiezione di coscienza, di confermare una assoluta intangi• bilità della vita, in quanto tnle; poi• ehè, in sede naturale, l'esistenza ci conforma invece il contrario: cioè che la vita sorge appunto da un reci– proco divorarsi. Questo paradosso d'ell' esistenza l)UÒ anche non interessarci nella sua essenza filosofica: semplicemente non si spiega, come non si spiega il percltè dell'Universo. Quello che veramen1e interessa è la qualità dei frutti che può offrire tale paradossa. lità dell'esistenza. Ecco llerchè, pii1 logicamente, riteniamo di definire l'obiezione di coscienza come volon• .là ,li non. uccidere inutilmente. Certo che errori e debolezze sono proprie di tutti gli individui. Il fi. ne delle nostre critiche non ha nffat• lo l'intenzione, piìi o meno velata, di erigerci campioni di purezza o di condo! Ul umana: è solo uno sforzo ,di comprensione e di chiarificazione. Siamo convinti che la natura uma• na non sia irrimediabilmente mal- vagia, nonostante che ci siano note• voli prove contrarie; e forse non è nemmeno esatto misurarla col metro del bene e del male, dato che la vi• ta e la natura in genere non ci con• fermano un'assoluta esistenza di u– na simile unità di misura. La natura è semplicemente indifferente alle nostre gioie e ai nostri tormenti i e state pur certi che le costellazioni continuerebbero a brillare impassi• bili anche se domani, per colpa no• stra, il nostro pianeta ti disinto– graHe complettlmente. Senso di. colpa e sen.so d'imwcen.:a in fondo sono termini relativi. Aveva ragione Dostojewski: il giudice che condanna, poco o molto, anch'egli è corresponsabile delle colpe di quel– lo che sta per giudicare; e il «. non giudicate poichè sarete giudicati :e dei vangeli è forse In più singolare verità che si possa trarre da tali Ji. bri; la parte migliore d'ei quali, d'al– tronde, è sorta da un Condo di sag– gezza. puramente umana. La risoluzione del tremendo pro• blema non può venire da nessun pwllo dello spazio senza limiti: C.S• sn dipende interamen1e da noi; in• tendiamo dire di tutta l'umanità. Non si può dire che questa, nel suo complesso, disconosca il valore del• In vita: solo non è ancora riuscita a trovare una cornice ndnt1a per bene inquadrare tale immenso valore. Il pensiero e l'azione degli auar– chici non hanno alcw1a pretesa di Iornire interamente cotesto. meravi– gliosa cornice: intendono solo di aontribuire alla sua costruzione. MARIO DALMouN 337

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