Volontà - anno XIII - n.5 - maggio 1960

Dichiarazione sulla questione della proprietà Considerando che la proprietà della terra e degli strumenti d'el lavoro, tale qual'è costituita oggi, è quasi morta nelle mani di pochi privilegiati, j quali non possono farla produrre, perchè ciò potrebbe essere fatto solo da un grande numero di individui Hberi e solidariamente associati; Considerando che pel fatto di essere essa vincolata a più o meno indi– vidui, esclude tutti gli altri, e per ciò avviene che un certo nmiiero d'uomini riescono senza avere proprietà alcuna, o ciò che è lo stesso, senza aver mezzi per esercitare un'industria, talchè devono vendersi ad altri, i quali li utilizzano come si utilizza una bestia o una macchina, colla sola diffe– renza che invece di combustibile o pasto gli danno un salario; Considerando che il proprietario delle macchine<? delle terre si prende un tanto di ciò che produce ogni lavoratore; lo che è ingiusto, perchè egli non l'ha prod'otto; Considerando che vivendo l'operaio del suo lavoro assalariato, vive male, perchè non avendo l'intero prodotto del suo lavoro non può soddi– sfare i suoi bisogni, o se vuole soddisfarli è costretto a faticare più di ciò che la natura acconsente; la qual cosn rovina la sua salute e fa sì che, vi– ziato il suo organismo, procrei fig1i mal conformati e deboli; Considerando che col subordinare il lavoro perchè la propria industria sia più facilmente produttiva, si mantiene il lavoratore in tutte le più cat– tive condizioni immaginabili, sia col non costruire officine n lui conve– vienti, sia col non somministrargli ordigni che gli alleggeriscano la fatica, ecc.; Considerando che senza proprietà non v'ha libertà possibile, poichè l'uomo che è costretto a chiedere altrni un prestito che gli può benissimo es:;ere negato, deve assoggeuarsi alle condizioni che j} prestatore gli impone; Considerando che la propri.età indivUluale trae seco il diritto di ere• dità, j} quale vincola la proprietà nella stessa maniera che a sè vincolò la nobiltà, ossia l'onore e la stima pubblica; Considerando perciò che la eredi1à fa sì che uno goda ciò ch'esso non produce ovvero un suo equivalente in valore reale; Considerando che per lasciare eredità a' proprii figli. in mezzo al di– sordine che la proprietà individuale genera nella società, i genitori si ve. dono obbligati a privarsi della soddisfazione di parecchi bisogni; Considerando che la proprietà individ'uale trae seco il jus ute11di et abutendi, ossia l'uso e J'abuso senza limiti, che originano il gioco, l'usura, i donativi e la eredità; Considerando che dalla proprietà individuale deriva altresì l'immorale giuoco della Borsa, il ·quale consiste nel lucrare sul rialzo e ribasso d'ei valori pubblici, la qualcosa provoca catastrofi enormi; Considerando che la proprietà indi"viduale permette l'aggiotaggio e 319

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