Volontà - anno XIII - n.4 - aprile 1960

dolorosa necessità, anche se avvengono in un momento in cui si difende l'avvenire degli oppressi. E' sempre violenza e perciò bisogna condannarla, limitarla il più possibile, controllarla perchè non arrivi a contaminare tm– che altri. Questo è stato sempre ed è l'atteggiamento di tutti gli anarchici. E. Malatesta scriveva· a questo proposito: << Il terrore è stato sempre strumento di tironnia. In Francia servì alla bieca tirannia di Robes1Jierre e spianò la via a Napoleone cd alla susseguente reazione. In Russia ha perseguitalo ed ucciso anarchici e socia– listi, ha massacrato operai e contadini ribelli, cd ha stroncato insomma lo slancio di una rivoluzione che poteva davvero a1>rire alla civiltil un'era novella. Se per vincere si dovesse elevare la forca, io preferirei perdere ». 1 E prima di lui Bakunin aveva detto: « Le rivoluzioni sanguinose sono in taluni casi necessarie, a causa dello spirito ottuso degli uomini. Però sono sempre da lamentare come una di– sgrazia, non solo per le vittime, ma anche per la purezza cd elevazione della causa nel cui nome si realizzano. Gli atti di vendetta personale o lo spar– gimento di sangue forse non possono essere evitati, come i guasti causati da una tormenta, ma ciò non sarà mai morale ed utile. Mai partito po– litico è stato dislmtto dalle uccisio11i. Questo barbaro procedimento è ri– sultato i11efficace per liberarci delle classi privilegiate come individui. Il privilegio è radicato meno negli uomini che nella posizione usurpata dalle classi pri"ilegiate, mercè le !Oro istituzio11i, principalmente lo Staio e il monopolio dell'economia. Per realizzare una rivoluzione efficace è neces– sario au.accare le cause e le loro reci1,roche relazioni, eliminando le istitu– zioni di sfru11amen10 e di tirannia >>. Trattare un argomento è il miglior modo di approfondirlo e di chia– rirlo e di vedere qual'è il nostro reale atteggiamento di fronte a situazioni e fatti. Odio la violenza, per istinto, per tulla la mia formazione mentale e morale. La odio per i mali che essa genera, per la catena d'odio che stu– bilisce e che è difficile poi spezzare, per i veleni che lascia in chi se ne serve. l\fi sono sempre sentita vicina a Gandhi, a Danilo Dolci, ai pacifisti integrali, lauto che molto spesso ho creduto che la resistenza passiva., in tutte le forme possibili, fosse il mezzo migliore per opporsi alla violenza. Ma 1>osso,per questo affermare, che uou ci siano casi in cui ìo stc:-sa sarei portata a servirmene? Onestamente debbo rispondere di no. E la ri– sposta mi è dettata dalle esperienze di cui sono stata testimone e da quelle eh 'io stessa ho vissuto. Ho odiato il fascismo e anuuirato gli uomini che, con pochissima pro- 1 Pen&iero e Vofonlà, 1° ottobre 1924. 214

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