Volontà - anno XIII - n.4 - aprile 1960

tn con gli operai, il pastore fu pro– fondamente toccato. Ecco come ci presenta quell'incontro: ((Ho ancora presente il nostro primo incontro in un granaio appena rischiarato da una lampada a petrolio, alla luce della quale i volti abbronzati dal so– le degli operai mi fecero una pro– fonda impressione, giovane e senza alcuna esperienza come ero allora >>. Ci si renderà conto facilmente dell'indignazione che risentirà pili tardi N. allorchè comprenderà tutta la miseria sopportata dalla laborio– sa popolazione dei Paesi Bassi e, mentre ì\fultatuli teutava di proteg– gere i Giavanesi dall'odioso sfrut– tamento dei colonizzatori, lui, N. si interessò alla sorte miserabile dei la– voratori olandesi. Nel 1895, nell'(( Alnrn1iacco sulla questione sociale )) 2 N. compì un'in– chiesta sugli operai delle torbe in O– landa, che rivelò la penosa situa– zione di questi paria. Nonostante tutto ciò risalga a oltre mezzo seco– lo fa, non è inutile citare un breve passaggio di quel documento rive– latore. Si tratta degli operai della torba e N. evoca i << trekkers )) cioè gli operai occupati a vangare e a mescolare il materiale di torba. 1< La vita che conducono è tra le ·più primitive. I 1< trekkers >>dor– mono nella maggior parte dei casi, senza spogliarsi, in casse di legno e sono letteralmente divorati dalle pulci. Quanto alla cucina, la fanno alla maniera dei popoli primitivi. La marmitta contenente, il più del– le volte dei fagioli secchi, piselli, grano o orzo o qualche altra farina, è sospesa a un bastone posato su al- ~ Sollo la dirc:r.ionc di P. Ar{!'.yriad~s. cuni rami d'albero, incrociati a fol'– ccJJa e piantali per terra. Questa in• stallazione si trova abitualmente al centro della capanna e poichè non ,•'è camino, il fumo sfugge un pò dalle fessure e un pò dalla porta. Questo per <1uanto riguarda la cu– cina e l'alloggio; quanto al lavoro, si può paragonare a quello dei for– zati )>. Nelle mattine ghiacciate della primavera, il 1c trekker >>si alza, spesso pl'ima dell'alba, pel' andare alla torba. Le gambe prese nelle lunghe fasce terminanti con suole di legno, immerse ·nell'acqua, occu~ palo nella vangatura. Le sue mani, dopo una giornata di lavoro, hanno un'aspello mostruoso, e gli t; impos– sibile piegare le dita. Non è un la– voro da uomo quel che fanno quei disgraziati, ma un lavoro da bestie da soma. E l'esiStenza che conduco– no è anch'essa quella d'una bestia>>· Ma, come se non fosse ancora sufficiente, ad aggravare questo sta– to di cose, l'operaio della torba in più è vittima dell'approvvigionamen-• to forzato, che lo lega mani e piedi, e lo mette alla mercè del negozian– te-padrone di torbe. E N. così con– clude: 1< A quando la rivolta definitiva che spezzerà il giogo?)). . Ma torniamo al nostro pastore. E– gli non doveva risiedere troppo a lungo a Harlingen. L'anno seguen• te - 25 giugno 1871 - veniva chia– mato come pastore a Beverwijk, a metà strada tra Alkmaar e Haarlem, e, come tema del suo sermone inau– gurale, N. sceglierà queste parole di Paolo e< Tutto ciò che non è il pro– dotto di una convinzione è pecca- 233.

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