Volontà - anno XIII - n.3 - marzo 1960

LETTERE DE I LETTO Hl Studiamo l'esperanto (Volontà n. I, gennaio 1960) cosi com– mcnla\'-l la mia noia prcccdc111c ,su que– sto stesso argomc1110: c.. Affermare che è un do,'cre morale siudiiuc l'Esperanto è una c1rngcrn:donc, pcrchè ognuno, in fatto tli cul1ura, dc,·e seguire le proprie incli• nazioni, le pro11rie preferenze cd i propri g11s1i11, E' pacifico <'hc lo studio dell'Espe• ranto 11011 implica ripudio della propria lingua nH•lerna o di qualsiasi lì11gua na, zionalc. li motto degli cs1>erantis1i è:« a rapporto nazionale. lingua mn:ionale: a rapf)orlo in• temuionalc. lingua internazionale•· Si stu– dino pure (se se ne ha il 1cmpo o 111vo• gli11) c1uantc lingue 11ali01111li si ,•ogliano. si iscguano 1111rc le 11ro11rich:udcnzc in fallo di cultura. m9 11011si sari, risolto il 11ro– blcma linguistico nei rapporli inlcrna7,io– nNli. A1lottare una lingnK uazionalc (co– me ad es. il rrrinr-ese o l'inglese) nei rap• porti intcrnazio1rnli, sarebbe eo111e eo,wa. li1lare un irnpcrialismo linguistiro, non mc. no peggiore ,lei comune i111pcrialii;mo eco– nomico e politico 1lcllc nazioni potenti su 11hrc sottos,·iluppalc. Il principio 1lcll'intcr- 11:u:ionalisn10 (mo1ivo caro agli anarchici) 1le,·e eMere sah·aguar<lato nuche nel rampo linguistico. ragion per cui l"unir-n soluzio• ne C di fulollare una li11g,1a 11cu1rale che prescnla lulli i r.aralleri ,li i111crna1.io11a• lilà. nella tprnle ciascun popolo tro,•a ele– ll'Cllli ,•;11idi, 11crchè J)OSSll selllir-$i indono a shtdiarla e a pratir-arla. In questo senso impostala la 11uestione. se ne deduce il do,·cre mornlc ,li ogni per– sona pcr111eala di spirito intcrna,:ionalisla (fra cui l'anarchico), di studiare e diffon– llcrc la lingua Esperanto. Va da sè d1e il semplice sludio e la co• nosccnza della lingua Espcr11nto. 11011 siano s11fficien1i a garantire la pace e l'affrnlcl· 196 lamento, anche se tutta la prosa ,lcl suo ideatore Zamenhof è tlecisamcnlc ispi111ta a prinr-ipi e sentimcnt pucifìsti e umanilari. Occorre !oprallutto 111odi6cure condizioni sc,.eiali e barriere economiche che sono i principali arlefici e puntelli dell'attuale no• s1ra socie1à. l11ciò consis1e <1uello che pos– siamo chiamare i11gen11itào semplicismo in Zamcnhof: il predicare, cioè l'amore fra tutte le i;cn1i, fi<h11ulosisolo del 1>olcrc di unione e •li coesione di una lingua, eia tulli parlata e capita. ignoriuulo i profondi mo- 1ivi sociali-economici che di,•idono 1111zione e nnionc e gli abitanti <li una SlCMJa ua• zionc. Inraui. dimoslralo che ahrn soluzione non esiste per il problema linf;uistieo nei r111>– por1i i111er11azio1111li che quella di adotta~ una lingua neutrale (<p111le è l'Esperanto'l). lo 111cssomezzo di comprensio11c e di espres– sioril'. unico per lulli i popoli, cemcnle• rt•l,lte 1111cllam1ionc hatcrn11. che le mula• 1c r-01uli7,ioni sociali (in senso anarcl1ico) lia11110 in gran parte realizzata. Pcrlanto si può affermare che l'Es11cranto è un com1,lcmcuto tlcl nostro ltlcalc. 111e11- lrc 1111 Ci!a1'Cr:m1is1a che ,•aghcggi11 la pace e In frNtclla111.a.scn1.a curnl"$i di corrohorarlc co11 istauzc di radicali lrnsfornrnzioni SO• ci:1li, 1là 1H!ito a forti dubhi sulla consisl<>n• 1.a e validità delle sue .n1Tcrrnn1:ioni, pur :wr,ulo tlirillo al rico11oscimc11to tlclle sue buoni• inlcnzioni. Hom~, febbraio 1960. L't:srr.MAl'>'rt~TA Pubblichiamo la le/tera dell'Es11erantista libertariQ per <lue ragioni: J) il nostro commr.1110 110n. volev(I 11fl,1t• to scoraggfore coloro che 10110 conuinti ( e lo siamo ancllc 11oi) dcll'utilità di conoJ«re 11na lingua cl1e e facile dt1 imparare. e <lel– l'utilitù di diffo11derla il più pouibile. Es-

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