Volontà - anno XIII - n.3 - marzo 1960

avesse nessuna voglia di studiare. Il bello di quelle scappate era quando percorrevano strade in~olitc e (uori muno, Geri non amava la Iolla: tutti <Jucgli occhi 1>rcoccu1>atie ansiosi, quello scalpiccio, quel via-vai e quella fretta, lo spaesavano ricordandogli che il suo dovere era di trovarsi in quell'ora al suo tavolino tran<Juillo, aspettando la cena. ~:la gli piaceva quando tornavano per marciapiedi silenziosi e l'aria fredda s'imbruniva e il cielo cm 1>il1 limpido e da un momento all'altro poteva accendersi la lunga foga dei lampioni. Achille aveva giil cercato di condurre Geri in un casino, ma Geri non era ancor deciso. Neanche Achille del resto non c'era mai stato sul scrio. Sapeva come si faceva, che eosu si pagava, come si rispon– deva alla portinaia, ma una volta che Gcri gliene ridomandò scambiò nomi e 1>ar1icolari e {u evidente che invenHl\'a. Però Geri non osa,•a rinfacciar– glielo, perchè Achille eru così franco e convinto in tutli <1ueidiscorsi, che lasciandolo dil'C era un divertimento, mentre, a umiliarlo, si sarebbe stati male tutti e due. - Voglio prima conoscel'e meglio le donne, - gli obbiet1ò. - Abbor– diamo <1ualche sar1ina o <1ualche figlia di famiglia e, quando avremo pii1 cspcl'icnza, verrò là. - Diceva cosi per t,ttrndagnare tempo, perchè tanto Achille, una sera che volle ahbordure una serva in un giardino, si cm fatto solo beffeggiare. Gcri assisteva a un dicci passi, palpitando di vergogna. e 1>1·0,•ò un senso di sollievo quando la ragazza - una bruna solida e gras– i-occia - rise sforzatamente sul n:1so di Achille d1e parlava, e s'allontanò raccogliendo il bambino. Achille le andò dietro per un po' e Geri non ne ,,edeva il vii-o ma sentì una voce rauca rispondere irritata: - Va' via stupido. 4 • Intanto veniva la primavera e Gcri si stupiva di non essersi mai aC'corto in virn sua <1uan10 fosse bello uscire e guardare e res,,irnrc. Non era soltanto l'aria e il bel temilo, pcrchè già nell'inverno gli era piaciuto camminare anche nel fango o nella nebbia, e di mala,,oglia lascia,,a Achille sul por1onc di casa e so,•ente Facevano la :•.pola dall'uno all'al!ro fino all'o, n di cena. << Sarì1 perchè questo è il primo anno (:hc ei'-('oe vivo da me ,1, pensava filando a scuola coi libri sollo il braccio. E adc!-l:::o non avrebbe più fotto freddo, e venivano anche le Coglie e durava la luec fino a tardi. Se soltanto Achille qmrndo pa!-lsava una bella donna non si fosse pili messo a canterel– lare << vorrei baciarti nuda >>. A Ceri dispia<'eva che per essere uomo hi:-:o– gnai-sc dire <1uelle cose. CESARE PAVE!--E • da: / r11cco111i, ediz. Einaudi, Torino, 1960. • Que1>1ehelle f):'lgin" di Cesare Pavese :ip11ar1engono :il \'Olume Racco11li edi10 rcecn- 1emc111eda Giulio Einaudi, (Torino, 1111gg. 514, L. 3.000), d1e è una r:iccolia di tutli i r11cconti hrc\·i e ,li vcn1i1rè inedili ,!cl gramle snittorc-pocla, sco1npano 11l'l 1950. • I mendieanli », che ci siamo permessi di ripro1lurre, apparlengono agli !criHi ine– di1i del Pa\•ese (1)agg. 266, 267, 268, 269 del ,•olume cilato). (n.d.R.). 195

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