Volontà - anno XIII - n.1 - gennaio 1960

ne la mia infanzia. In c1ucll'epoca erano ancora in vigore le concezioni del pacifico secolo passato. Si usava affidarsi alla voce della ragione. Si riteneva naturale e necessario ciò che suggeriva la coscienza. La morte di un uomo per mano di un altro era un caso raro, straordinario, un fc. uomeno che usciva dai binari del consueto. Si credeva che gli omicidi esistessero solamente nelle tragedie, nei romanzi criminali e nella crona– ca nera dei giornali, non nella vita normale. E, a un tratto, questo salto da una regolarità placida e innocente nel sangue e nei gemiti, nella follia generale e nell'inselvatichimento di ogni giorno e di ogni ora, nell'omici– dio legalizzato ed esaltato. Probabilmente ciò non può accadere senza con– seguenze. Tu forse ricordi meglio di me come tutto, in un momento, ab– bia cominciato a distruggersi: il funzionamento dei treni, il rifornimento delle città, le basi dell'armonia familiare, i fondamenti morali della co– scienzu ». 1c Allora suHa terra russa venne la non verità. Il male peggiore, la radice del male futuro fu la perdita della fiducia nel valore della pro– pria opinione. Si credette che il tempo in cui si seguivano le suggestioni del senso morale fosse pussato, che bisognasse cantare in coro e vivere di concetti assoluti, imposti dall'alto. Cominciò il dominio della frase, pri– ma monarchica, poi rivoluzionaria. Quest'errore sociale prese tutti, con• tagiò tutti. Ogni cosa ne (u influenzata . .Nemmeno la nostra casa ne rimase immune. Qualcosa si frantumò. Invece della vivezza speusierata che aveva sem– pre regnato da noi, anche. nei nostri discorsi penetrò un po' di quella sciocca declamazione, un che di falso, l'assoluto bisogno di giudicare in modo intelligente i grandi temi che si ritenevano obbligatori per tutti. Potev'a un uomo d'animo così elevato ed esigente con se stesso come Pasha, il quale certamente distingueva la sostanza dall'apparenza, passare accanto a qnesta falsità in agguato e non accorgersene? A questo punto egli commise. un errore fatale, che decise di tutto. Prese il :!legno dei tempi, il male sociale, per un fenomeno familiare. At– tribuì l'innatnralczza del tono, l'ufficiale artificiosità dei nostri ragiona– menti a se stesso giudicandosi arido, mediocre, un uomo nell'astuccio. A te probabilmente sembrerà invel'Osimile che tali sciocchezze potessero avere un peso sulla nostra vita. Non puoi immaginare invece quanto fos– sero importanti, e quante follie abbia commesso Pasha per questo. Partì per la t,ri.1erra,cosa che nessuno gli chiedeva di fare. E lo Ieee per liberare noi della sua presenza, della sua immaginaria oppressione. Qui ebbe ini– zio la sua pazziu. Con un orgoglio giovanile, (alsamenle indirizzato, si era seJ1tito offeso da qualcosa della vita, per cui di solito non ci si offende. Cominciò a prendersela Col corso degli avvenimenti, con la storia. Comin– ciarono i suoi dissapori con essa. Ancora oggi sta facendo i conti con la storia». B. PASTERNAK 52

RkJQdWJsaXNoZXIy