Volontà - anno XII - n.11 - novembre 1959

Al capitalismo di stato si possono riconoscere grnndi realizzazioni sto• riche come a suo tempo furono ri. conosciute anche al capitalismo pri– vato, si possono vedere in esso or– dinamenti pili razionali per la pro– duzione e il funzionamento econo– mico della società, ma nessuno può vedere in esso le caratteristiche del comunismo e cioè l'elimi1.rnzioue del lavoro salariato, la società senza dnssi, l'economia organizzata per il consumo e non per il mercato ed il profitto. Non può l'uomo vantare il con– trollo cosciente della società fìncliè rimane oggelto di poteri che lo tra– scenclono. La critica positiva al capi– talismo di stato non è quella che gli contrappone la democrazia formale in declino anche negli stessi sistemi borghesi e privatisti, ma quella che viene dalla coscienza rivoluzionaria e che accomuna IUIIÌ i sistemi Ior– giati dalla concentrazione del potere e della ricchezza. Gli ideali che questi sistemi (an– no sventolare agli occhi della 1nolti– tudine sono tutti falsi e bugiardi. Non esiste socialismo nè democra– zia nè cristianesimo negli ordina• menti costituiti; essi sono soltanto affarismo e volontà di potere. I con– ce11i universali di vita rischiarano soltanto la coscienza dell'uomo in rivolta e fiuchè non si faranno real- 1à, la società de.I fratricidio non sarà estinta anche se il futuro proletario in,•ece di scendere nelle miniere sa– rà catapultato nei crateri della luna. La patria dell' idealismo. La distensione che procede anco– ra fra mille difficoltà ha tro,•a10 e continua a trovare serie resis1enze da parie di molti governi sì che lo scacchiere internazionale sembra di– vidersi fra il pro e il contro a questa azione distensiva. Non si tratla pe– rò di posizioni pregiudiziali a fa. vore o contro la pace. I govemi che chiameremo per la occasione pacifisti non vogliono la pace per priuci1>io ma vogliono sem– plicemente realizzare grandi ope– razioni economiche che esigono u– na situazione di equilibrio politico. l governi che chiameremo invece oltranzisti non vogliono la guerra pel' principio ma intendono unica– mente far valel'C esigenze nazion~tli– stichc e di prestigio che potrebbero trovare terreno piì1 favorevole nella tensione e nella minaccia militare. La Cina si suppone reticente alla ondata distensiva che contrasterebbe le sue esigenze di integrità territo– riale e di dignitù politica; la Germa– nia di Adcnauer è contraria all'iu– tesa per non essere costretta a rico– noscere una l'Caltà che metterebbe in crisi la sua classe politica; la Francia non vuol recarsi al tavolo della pace senza prima aver chiuso con dignitl1 il dramma algerino ed' essere ammessa, almeno formalmen– te, nella direzione 1>0litica mondiale. Per l'Italia, la sua posizione ol- tranzista, forse la piì1 accesa, è del– , tata unicamente cln quella vecchia vocazione 1>er la santa crociata che sempre l'ha distinta. Sono questi i diversi motivi che hanno iudotto certi governi a sabo– tare l'azione diplomatica per la pa– ce e il disarmo; tant'è vero che f'i• niziativa pacifista ha potuto smuo– vere c11rnlcuuodi questi governi dal– le sue posizioni oltranziste con par– ziali riconoscimenti delle sue richie– ste o con vantaggiose contropartite alle sue rinunce. ALBERTO MoeoN1 621

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