Volontà - anno XII - n.10 - ottobre 1959

I partecipanti al campo di lavoro. 10 Il campo di lavoro del Servizio Civile Internazionale presso la Hom,e d'Enfanb ha compreso da un massimo di sedici a un minimo di sei partecipanti: cinque europei, gli altri algerini; più due ragazzini sui do– dici quattordici anni, che aiutavano nei lavori di cucina. Oltre a me ( ex insegnante di scuola media, lettere natu.ralmente; impiegato di banca dal '48, interessi economico-sociali, carattere a.mante del contrario; cinque cam– pi di lavoro in Austria, Inghilterra, Germania Occidentale, Unione Sovie• tica), ecco gli altri partecipanti europei: - Uno studente di Oxford, ramo orientale: studia l'arabo lettera• rio, perciò non capisce una parola del dialetto locale; scuola primaria e secondaria quacquera, ottima preparazione politica in senso liberale; obiet– tore di coscienza ( il lavoro con lo SCI gli è sostitutivo di quello militare, secondo le intelligenti disposizioni inglesi); ha partecipato a diversi cam– pi, in Inghilterra, in Algeria, ecc. Più dotato di sarcasmo che di umorismo, poco comprende l'ironia e la comicità altrui; disprezza di rado ciò che è inglese, spesso ciò che succede sul continente, particolarmente a sud: dalle sue parole s'intravede che egli considera l'italiano un sottoprodotto del– l'Europa (il che è vero, ma.accorgersi che gli altri l'hanno capito benis– simo, a soli 22 anni, spiace sempre); è il primo membro dello SCI britan• nico, da me conosciuto, che non abbia radicato e naturale il senso del pros– simo. Pare che si comporti, deducendo da alcuni casi, assai diversamente all'estero ( anche nei campi di lavoro), che in patria; dove è, probabilmen– te, un perfetto college baby: un giorno, mentre davamo la calce sulle pa– reti dei dormitori, mi punteggiava di bianco i capelli e il collo, « giusto per vedere le mie reazioni ». Le quali sarebbero consistite, se non avesse smesso presto, nel cacciargli (lui stava su una scala) il pennello gonfio di calce - che brucia - dentro i calzoncini. - Un londinese vicino alla quarantina, alto, longilineo, barbuto, che nella vita ha cambiato molti mestieri: portalettere, ebanista, mecca– nico di precisione; ora commercianle di giocattoli usati; quindi sempre a conlatto coi bambini, libero nell'orario (per venire al campo ha chiuso il negozio tutto il mese), padrone di limilare i suoi guadagni al minimo che gli necessila per una vita equilibrata e misurata. La sua rinuncia al superfluo è già tutta visibile nell'abbigliamento, nel sacco con cui è arri– vato (pieno di attrezzi, sempre insufficienti nei campi di lavoro dello SCI: cazzuola, sega, lima, scalpello, filo a piombo, tenagJia, martello, squadra, yarda, ecc. coperti da un sottile strato di biancheria); nello stupendo com• portamento come compagno di lavoro e insieme capocampo; nella sua di– chiarazione, in un momento di tranquilla confidenza nell'ora della siesta, di mirar a fare, della sua vita, una efficiente imitazione di Cristo. Senza andare in nessuna chiesa, senza pregare, quasi seaza credere. Ho provato a definirlo, con suo stupore, un anarchico individualisla di sapore lolstoiano, per la sua minima fede nelle istituzioni grosse, l'amore 557

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