Volontà - anno XII - n.9 - settembre1959

za che nei suoi confronti ancor si nu– lre negli ambie1.1ti ecclesiastici. An- 1·h'essi come i loro predecessori so– slengono di voler guadagnare le forze ('attolichc alla causa della liberti, e <lei socialismo. Vediamo come ciò sia possibile. Quali sono i problemi pili urgen– ti del popolo italiano che reclamano un'immediata soluzione? Sono que– gli stessi che da oltre un decennio i politicanti Pretendono risolvere e che ancora si trascinano aggravan– dosi ogni giorno pili. In Italia vi so– no intere regioni dimenticale dalla Storia, per le quali la civiltù è pas– sata inutilmente e che possono esse– re aggregate a quelle zone depresse afro-asia1iche oggello di tnnlc atten– zioni nei colloqui dei grandi; vi so– no due milioni di disoccupati ed al– tri milioni di sotto occupnti ed in mezzo a questo oceano di estremo indigenzn gallegirinno isolotti di re– lativo benessere in cui sono i dipen– denti dello Staio e delle pubbliche amministrazioni e i lavoratori delle grandi imprese monopolistiche. Co– storo, pur non avendo quelle paghe 1:mperlative che loro allribuiscono i giornali borghesi, hauno J}erò un trattamento superiore a~li altri, so– pratutto hanno <:iò cui manca ai loro <'ompag:ui degli altri settori produt• tivi: il rispetto dci contratti ed una <'erta tutela sindacale. Attorno a que– sta eate{!;oria relativamente privile– giata sono sorti problemi di portata nazionale che possono dnre un'idea ottimis1ica sulle condizioni di lavo– rn e quello conseguente del tempo libero a disposizione dei lavoratori in merito al quale si è lcnuto rccrn– lementc un congresso a Milano: pro– blema importante che però và tralla- to tenendo presente di 'esso riguor– da una categoria sia pur numeroi.a ma sempre di minoranza nei riguar– di del rimanente proletariato per il quale la gionrnta di lavoro è di :I0-12 e anche più ore. Anche questo de– cantato benes~erc delle grandi azien– de e delle amministrazioni pubbli– che uon è però una rosu senza spine e le tipi11e pili dolorose i:-ichiamano regime poli.,.icsco, discrimimt.'.ionc poli1iea e sistemi inumani di lavoro. V'è un altro problema d1c lega questi lavorutori a tu Ili gli altri: quello dei minimi di paga. Quando si citano i salari cli queste aziende ci si riferisce• sempre all'operaio medio specializzato, ma sia nelle amministrazioni pubbliche che nel• le grandi aziende vi sono contratti generosi per i funzionari e i tecnici dirigenti e vergognosi per le cate– gorie pii1 basse ('OStretl<' a salari di fame. Tra i primi e gli ultimi v'è un distacco inaudito, forse lo stesso che divideva 1,?;li antichi faraoni dai loro schiavi. Elevare i minimi di pa– ga è un problema che riguarda tut– to il proletariato d'ltnlia, dalla cam– pagna alla città, dalla piccola alla grande indus1ria ed è un problema che può essere affrontalo soltanto da un risveglio dcllu lotta di classe. I nostri sindacalisti di oi:,•ni tiuta si trastullano l'On contr~tlli di la,•oro in cui è firmata la condanna alla fame di milioni di lavoratori. umi– li fati<·oni 1ro11po spesi:-o dimentica– ti o sacrificati nelle vcr1enze con– trattuali; occorre una spinta decisa dal lrnsso che li costringa finalmente a porre sul tappeto le rivendicazioni dei piìi bisognosi. E' questa una pia– ga resa purulenta dalla burocrazia– sindacale e che può essere sanata dalla azione rivendicativa delle mas- ;;07

RkJQdWJsaXNoZXIy