Volontà - anno XII - n.7-8 - luglio-agosto 1959

11: me11lio » per la comunità senza tener con• 10 del perchè di usi e coa1umi secolari, o di certi lanori psicologici ecc.). Gli a11ima1ori locali, con 1u11'ahro spiri• 10 e ben ahri fini, debbono prendere il po- 110 dei notabili del pacso e cambiare, in meglio, le forme di convivenza sociale. Debbono essere dei suscita1ori di energie e di iniziati\'e; il loro prestigio non dipen• de dalle loro compe1em:e tecniche o s1>ecia• liuuioni ma so11ratu110 dalle loro quali1à ·umane. Debbono essere ricchi di umanità per arrivare a convincere la eomu11i1à in cui operano, ad tl\'ere fiducia in se. uessa, che ha la capacità di fare in un modo au• 1000010 e che de,·e essa stessa rcaliuare 1ut• te le iniziative dalle quali dipendono la sua vi1a ed i suoi in1eressi. Inohre, in queste iniziative d'interesse collenivo che la comunità de,·e rare da sè (1cuole, s1rade, ponti, ambulatori, circoli di cuhura, biblioteche, acquedoui, mercati, pe,cherie, ecc.), gli animatori locali deh• bono fare molla atlenziouc al come ven• gono faue 11erchè « l'im1ior1anza ed~cativa di un'iniziativa cli11endemolto più dal come che dal quanto». In questo lavoro dello animo1ore locale con il gruppo o la comu• niti, e.,iste un proccuo educativo che in• ,·este lo sleuo ani111atore poichè le ~pe• rienze sono sempre forma1i\•e. L'Crlìcacia dell'opera dell'anim:uore locale è subordi– nata al suo comple10 inserimento nel grup– po, o nel J>aese i.11 cui vuole agire (in Italia 11.bbiamol'esempio di Danilo Dolci che si è stabilito nel paese in cui sta compiendo il suo esperimento sociale e ne fo par1eei• po t1111i gli abi1a111idel luogo). Solo in que• 110 modo egli 11onit rendersi conio del per• cbè di certi costumi secolari ed anche della ragione, per alcuni di eMi, di essere con!Cr• nti, nonostante i prog~i tecnici; potrà vedere quello che è realmente van1:1ggioso per la comunità. Le esperienze rnccontate dagli Autori dc• gli scriui di questo volume danno un'idea delle diffìeoltà del problema e delle assur• dilà in cui gli animatori locali possono ea• dere quando partono dalle loro competenze speciiì.che e dalle loro valu1azioni e del co– me si po:1sono formare gli onimotori locali. i\fohe considerazioni che s'incontnno nella le1t11ra di ques1i scriui ci sono fami– liari: la necessiti. che la gente faccia da sè; che ogni conc111ista1>eressere efficacia deve essere il coronamento di 1UJA propria azio• ne; che le iniziati,,e suggerite dall'alto man1e11gono la gente nell'inerzia e nella 1>assività; la necessità che ogni indi\'iduo partecipi eJ abbia una sua responsabilità nelle azioni che hanno 1111 interesse col. lenivo (solo così si realizza 1A dcmocra,:ia, e 11011 con le deleghe di 1>otere o con lo ASJ>Cllaregli ordini dai CaJ>iJ>Olilici, dai J>reti o dai governanti); la necessi1à disti. molare la gente a ))ensare con la propria lesta, a ,•olcre il miglioramento delle pro• prie condi,:ioni ambientali, a cooperare con i viciui, con i com11agni di lavoro ecc. E' l'appello nll'inizia1iva individuale, di gruppo e locale su cui noi anarchici abbin• mo scm1Jre insistito, affermando che la vi• ta sociale incomincia nel ))acse, nella CO• munità in cui vi,•iamo cd operiamo, e ·che unn socie1à sarà tanto più evoluta quanto pili evoluti saranno le piccole comunilà, i grup1>i, gli individui che la compongono. Però 11011 significa, per il fatto che siamo s1ati i primi a fare 1ali affcmia.zioni, che abbiamo crficaceme111e lavoralo nella dire• Molle cose abbiamo da imparare dalla lettura di ques10 libro, anche se ci è facile fare <1ualche obiezione e riser\'a. li fallo che ci mette di fronte ad esperienze gii'1 com• piu1c, 1mò suggerirci idee e mc1odi 11110\'i di la\'oro. lu uu mondo in cui i po11oli, anche nel– le societ:ì pii1 e,•olute, sono so11011ostiad un mos1ruoso condizionamc1110 (per mez• zo delle scuole, delle istiluzioni, della 11ro11aganda, della 1mbblicità, ect'.) il ICII• ta1i,•o di fare ap1>elloall'incli,•iduo, al grup- 110,alla comuni1à, è un dfìcace antidoto a quel condizioname1110 e la sola possibili. tà di togliere gli uomini dallo stato di pas– si,·i1à in cui si 1rovano e d'impedire che diventino degli automi. (Dalla lettura di qoesto volume sem– bra che la « comunity developmcnt i. O• peri Ira i 11opoli sottosviluppati dei paesi 473

RkJQdWJsaXNoZXIy