Volontà - anno XII - n.6 - giugno 1959

pensiero o la libertà economica. La r.nancauza di uno di qucs1i due ter– mini rende insuHìciente l'nhro, è inutile insistere sulla \'alidità di uno solo di essi: avremmo solo risultati astratti, iucompleti, rari. Per <1unn• to possa riuscire clilficile conciliare nella pratica le due libertà, non è meno certo che la soluzione può es• sere av,•iatn solo d'ai tentativi di ot– tenere questa conciliazione. 11 follo economico, nl quale oggi si d:1 tanta importanza e giustamen• te, dev'essere un fatto di libertà; non un automatismo comandato che poi verrebbe ad annullare lo stesso fot 10 economico. Si può essere con– tenti di la,•orare, di pro<lurre, se l'inclividuo non ne trae un suo J>O· lenziameuto liberatore e creatore, se deve sempre temere la volouti1 degli altri (e spesso non dei migliori)? L'evoluzione ha prodotto, al mo– mento in cui siamo, un tipo umano che hn bisogno d'ella liber1à come dell'aria, che vede nel conformismo il suo piì1 grande o.emico. Come nel– l'antica fovola, l'uomo che merita <1uest'nppcllnt.i\'O preferirà il lupo affamnto ma libero al cane ben pa– sciuto ma servo e non libero. La nonviolenza è in grado di o– perare lo. libertà integrale. Essa pe– netra piìi io profondo di qualsiasi legislazione, il suo codice non può essere scritto in extenso, perchè es– sa veJe le ~situazioni che sfuggono all'in1cllet10 e le risolve con lo spi– rito che vivifica e non con la lettera che uccide. E' soggetta nel errare, mn crediamo che i suoi errori, se esaminati in una prospelliva pii, umpin, siano minori di quelli <lelln violenza. Le conquiste della violenza sono temporanee e spesso apparenti, 356 Non neghiamo nel essa cli essere in certi casi di azione rapida, capa– ce di costruire oltre che di elimina– re. Ma il suo cemento contiene parti disgregatrici, residui che inficiano la saldezza della costruzione. Non neghiamo che con certe guerre e ri. voluzioni sanguigne si siano ottenu– ti miglioramenti sociali ed ideolo– gici. abolizioni d 1 ini<1ui sistemi. Di– ciamo con., riguardo al fatto stori– co a\'venuto, senza escludere che \'Ì potevano essere anche nitri mezzi e risultati migliori. E diciamo che quelle guerre e rivoluzioni si conca– tenano ad nitre guerre cd oppressio– ni fJreccdenti. Ma ciò che non si può non vedere è che non si chiuse il ciclo della vio– lenza guerrescn opponendo n questa altra violc.nza (Berthn Suttner scri– ,,cva nel 1889 che non si possono to– gliere le macchie d'olio ,•crsandoci sopra altro olio). Il ritmo e l'am– pliczza della violenza. guerresca non hirono ridotti progressivamente - questo sarebbe stata In prova della (unzione realmente benefica, gio– vante all'evoluzione, della guerra - ma amplificati a dismisura, poichè si arrivò con In serie n catena di guerre ai conflitti mondiali e alla cri• si tragica del secolo nostro. Anche la rivoluzione che 1>ii1 am– miriamo per i suoi motivi di uma– nità e di Jibert.:., In Ri\'oluzione Francese, fu conlnminata da elemen• ti disgregatori, perchè con essa fu. rono incrementati enormemente due essenziali fattori bellici: il nnziona– ltf:mo e il militarismo. On essa usci– rono il servizio militare univcrsal• mente obbligatorio e Napoleone (e l'incredibile culto n Napoleone e ai suoi imitatori).

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