Volontà - anno XII - n.4 - aprile 1959

Un paese in Spagna Q u E s T A o ~ s e R I z I o N E si basa i-u una mia constatazione personale estremamente semplice: un piccolo centro abitato, uu vil– laggio, è l'immagine della patria su piccola scala. Le grandi città forse dirigono, ma certo non carattedz– z:mo l.1 vita d'una nazione: in pri– mo luogo, proprio pcrchè sono in testa, esse non costituiscono il ter– mine medio, die è quello che dà il <'nnHter1,; secoudariamente, le gran– il i <·i 11ì1 sono lloche e i picco I i paesi mohis~imi. E' in questi che va <'er– c-ah) il termin<' medio, il df"nominu– tore f·omune {'he delìni1><'1; In m,. '.I.ione. Il p1H'Se del quale scrivo mi t' per– Cet1a111<•111c 11010. Potrei chiamare ('OI loro <-ognomc le Camiglic <-he lo co1111_)0ngono. Ho vissuto in ri;:so gli anni dell'infanzia r parte cl'elb gio– viuez:at. Vi sono tornato dopo quin– di('i ann.i d'ai-senza, al solo s~opo di (•onosccrlo nei i-uoi pili piccoli par– ticolari per poterlo assumere •·ome pu1110 di riforimento in questa de– ;:c-rizioue delln Spagna. Tutti i pro– blemi trovano la loro esemplifica– ziouc. in <1uesta descrizione di un• 1rnese, t·he (·ome tanti altri, vive e muore in 8ilcnzio. Uoa polilica au– toeratit·a è sempre una JlOliti<·a di cillii. (·orti~ia1rn, mai una polili•·a di villag~io. Ciò i: nella sua s1essa natura. L11 politica cli palazzo d<>lla S1>agna d'o~~i ha t.·ondannato i pac- 8i allu rovina. Qul'llo a rui ora •·oncrc1,11nc11tc mi rifol'isco conta circa cinquemila abitanti, stabiltti in uu ambi10 ter– ritoriale inferiore ai settecento et- 1ari. L~ piccole fahbi:iche, che ave– vano lavorato anarchicameute 1 du– rante la guerra civile, sono state chiuse dui padroni, e i capitali in– vcsliti in fondi. Poco tempo dopo, questi moltiplicarono il loro valore ,,er cinque e anche per dieci. Cosi, gli antichi 1>iccoli (abbricanti sono diventali adesso i pro1>rietari terrie– ri e, di conseguenza, i padroni ciel paese. Chi s'è preoccupato di far i-Ì che le fabbriche lavorassero rii nuo– vo? Chi è andato a Condo :mi moti~ vi della loro chiusura e sulla loro a1tivi1ù d\1rante la gucrrn? Le ris1l0· ste a queste domande, Luttnvia, non !.òonocosì importanli come lo è sa– per" c-he eos;a facevano. a <·hc (•osa i-i clcdicavano, di che cosa vivevano gli operai che non lavoravano nelle fabbriche. Gi;1cchè bisog.trn sapere che quelle impt·esc uon OCCllJ>arono mai complessivamente pii.1 d"tm (·cn– tinaio di personl'. Come e di che <'oi-a vivevano gli altri? Se si tolgono un centinaio di pic– <·oli commercianti, piccoli. possiden– ti e ardgiani 1 la irande ma~J?:Ìoran- 1 E' evi<lente che l'ancrbio i· u.sat~ pn indicorc eonfmionc e non per inilicarc il lal'oro <lei sindacati della C.N.T. eh.- a~i– f'urarono In contimrn1.ione llella prodm;ione in um, !itu111.ione caQiica provoc11t1111011 da– ;::-li anllfthiri ,nn tlalle is1i111:i:ioni tr:11 /i1.io – nuli <"lie lurnno la pret.-sa di !3J)<"r go,'f'rn:i.• re l:1 socie111 (11.d.,.). ]99

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