Volontà - anno XII - n.4 - aprile 1959

za d~lla popolazione \'ive della cam– pagna e del contrabbando. Cìòilter. ra è vici1rn: in treno si può audare fino al confrnc (Là Linea) nelle pri– me ore della mattina e tomare In scrn. Evidentemente il contrahhan• clo è un commercio illecito e cort·ut• tore, e il suo effetto sia sulle classi umili che sulle autorità è molto si– mile a <1uello che produce il gioco. Generalmente il cou1rabbamlo è e– sercitato da donne. Queste devono abbandonare 1e loro case e restarne lontane per lutta la giomarn. Le au1oriti1 che sorvegliano il confine clevono essere subornate con dana– ro o nitri donativi. L'abbondanza di terti guadagni !a sì che alcune fo. migliti 1>assiiio dalla estrema mise• ria a mia dissipazione che le cor– rompe. Anche più frequente il caso conlrario: la merce è confiscata dal– le guardie e i contrabbandieri sono trascinali (a volte letteralmeute) in carcere. l\fa, per la verità, il contrnbbando è un' occupazione eccezioualc. La <1uasi totalità della popolazione yj. \'e della campagna. Che cosa signi– fica vivere della campagna?Ùna co– trn molto simile a morire della cam– pagna o penan•i. Innanzi tutto, vi– vere della campagna, J)er la mag– giornuzn1 significa << ,•ivere eventua). mente ». Questa espressione, e le si1uazioni tragiche che impHca, non sono state mai valutate bene. In <Jlut- 1,i \m quarto clì secolo il governo at– tuale non ha fatto nulla, nssoluta– mente nulla, per risol\'ere i proble– mi della classe contadina. Delle ot- 1o<·entofamiglie che compongono il paeiie, oltre cin<Jnecento vivono af– fidate al caso, alla clemenza o in– clemenza delle stagioni. Quanti gior- 200 ni all'unuo lm•OL·auo? Meno della metà dei giorni ln"orativi. Fin dall'alba, i braccianti (< C\'Cll· ltwli » cominciano ,1 raccoglicnsi nelle osterie e pili La1·dinella pia;,;– ;,;a. 1< Fare piazza» è il termine che sen 1 e a indicare l'attesa nella pia;,;– za cli <1ualcuno che \'oglia ingag– giarli. Cercando il sole d'inverno e l'ombra delle case d'estate, clall'nl– ba al tramonto centinaia di quPsti uomini si affollano nella piaz;,;a prin– cipale e nelle vie adiacenti. I loro indumenti, i loro volti, la conver– sazione e perfino Patteggiumeuto in– dicnno a sufficieu;,;a l'amarezza, la povertà e l'annulbmenLo della vo– lo111à che sono la sorte di quesli sventurati. Non hanno altra r;perau– za che l'attesa . .Ma l'u1tesa non è sicura. Può venire qualcuno a in– gaggiarli, ma può non venire. Se 1->iovc,niente lavoro. E se c'è lavo– ro, non si sa per quanti giom_i. Quando la dispern;,;ione ha col– mato j giorni trascorsi senza lavo– rnre, vanno in un campo, tagliano un ramo di melo o d'ulivo, vi a1)– pcndono in cinrn un fagotto con un 111a.utello, un sacco e una laua pel' cucinare, e si mettono in cerca di lavoro. Il la,•01·0 generalmente si cerca sulle strade in coslruzione. Lungo <1ucste sll'ade si lrO\'ano JtlUC• chi di pietre (ciascuna d'ella gran– dezza d'una « tesla di cane »), che bisoguu rompere in piccoli fram– menti perchè servano di base o pa• vimento all'asfalto. La giomata è a cottimo {un modo illegale d'im1>iego) e ottenere il cot– timo è 1uu1. grazia straordinaria. Si è pagati per metro cubo di pietra frantumata. Si lavora da quando fa giol'Uo fmo a quando le ombre elci ('repuscolo impediscono cli distia-

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