Volontà - anno XII - n.4 - aprile 1959

1rovai un :-ientiero che ;.mdma ,wllu direziouc giu:.la <' lo ~cguivo. pf•11--m1do u molte (:Oi-e, quando. a una 1-,·olta del l"Cnlicro, apparve un giovnnt· ;;oldato 1edcs('O. Stava appoggiato a un 1ro11('0e mangiava m1 pezzo di 1nme nero. Rimat-i a gunrdarlo per alt·uni minuli. li 1>n11e 1·on1iuua,u a sbtièiolarsi tra le mani e lui si "hinava in twnn1i. '\otai l'he uon aveva 1·011 sè il fm·ilc. ma cm armato . .Rimasi li:isenza sn1,er che fare. Pensai tli 101·1111re indietro in 1>1mtn di piedi e di !tagliare u111·averso i boschi, ma i-arebbe staia una diruostrnzione di vigliun-hcri(1. Mcnlre me ne s111voa giochCl'ellurc con il fucile, il 1edesco si volse e mi vide. Rimase a fissnnni come paralizzato, con la mano che teneva ancoru UJHl crosta di pane, a mctì, sollevata verso il fianco. Ave,'a occhi s,:ul'i e pelle dorala, quasi co111eun·urnnciu, labbra piene e molto rosse. Sta, a foc"ndosi ér('scere i baHì che erano molto scuri, morbidi come seta, ma non spuntavano uniformi. Si alzò in l'i"di 1• restam– mo n gunrdarcì 1>ernn 1cmpo chf' par\c moho lungo. come se ,wssuno de"i 1h11'riu:.cii:;:-<• a decidere il da farsi. Poi ricordai quello t·hc mi avevano dt"IIO dei tedeschi al cum1,o di addestramento e incominciai a irritarmi. Vedevo c:hc anche lui incominciavu a irri1arsi. All'improv,•iso lasciò– •·adcrt• il pane tra le foglie<· fece per 1>reodere la pistola e allo stcs8o tempo sollevai il fucile, ma fui io a s1rnrare per primo. li tedesco 1mh()cliell'O ,m albero e mi ,,uotò contro il c·:1rif"atore, lf' palloitole arrivuvu110 11101!0 vic·ino. (' fecero schizzar via I., corteccia del tronco, un J>Òpili su dellu mia 1es1a. Poi quando non ebbe pili pallottole cercò di scappare nel bosco. Mi misi in ginocchio e presi bene la mira e lo t·olsi Ira le sca1,ole. Cadde in a\'anli lun~o di-.tei;o, ~i alzò barcollando e· volse In faccia ,erso di me. Sembrava i.paventato e gli occhi gli sbattevano. S1>arai l'ultima pallottola che mi rf"slava e il tedesco ('addc di nuovo. Cercò ancora di lirarsi su e cli balzarmi addoiòii;o ,·on il coltello. ma gli corsi sotto e quando alzò il menlo, usai la b11io11e1ta.Lo 1>rei'-ialla gola e la lama l'li infilò nel palato e raggiunse il cervello. Emise m1 ~emito e morì prima di cadere a terra. Tiravo la baio– n1:11u, ma non voleva uscire. Gli 1>iantai lo scarpone chiodaio sulla foccia e 1ir11i,ma il 1>iede scivolava, poriandosi via dei pezzi di cRme. Finalmente staccai In baionetta dal fucile, poi mi misi u corre,·e uttrn– Vf'rtiO il bosco pili in fre1t11che potevo; raggiunsi la strada e andai a nascon– dermi in un cespuglio fìuchè non smisi di tremare. Quando mi senlii pili tranquillo, andai a consebrcrnre i ra1,porti al reggimento e dissi ai portaor– dini seduti fuori che a\'evo ucciso un tedesco nel bosco. Al ritorno non vo– levo passargli davanti, ma 1>ensai. « Non ne ho nessuna colpa, se non lo ;,. vessi ucciso, lui avrebbe ucciso mc :n. Cercai di nuovo di estrarre la baio– netta, ma non potei piì1 ,,iantargli il piede in faccia. Poi di colpo mi sentii allegro e mi misi a riderP. 1< Bene. eccone uno che non fori, più da.mii, dissi. Gli levai l'anello dal dito, ,,er ricordo, lo infilai nel mio e continuai a ri– girarlo. « Questo è l'anello del 1>rimo uomo che ho ucciso » 1 dissi come se purlai-1sia un pubblico. Ma primo di tornare in linea, mi levai l'anrllo e To gc11ai via. 1, Non 1wrci dovuto meltcrmi quell'anello» 1>ensai. « Adc~so @iumo legali 1>crsempre >1. Ricordo ,·hc tullo t'iò è aN'1Hlu10 il 2 ottobre pcrchè il giomo dopo ut– tacC'!lmmo t•cl ('l':I il :3 011ubrc. sctondo i rapporti uCficiali. Continuavo a 249'

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