Volontà - anno XII - n.2 - febbraio 1959

sì che questa si accellerasse sem- 1>re pii1. Gio,•ani e vecchi, uomini e donne, tu Ili coloro, non rari gli abitanti. elci conventi, che erano affetti da <1ue– sLa singolare e1>idemia preceduta da uno stato 1nela1'1conico,abbandona– vano casa e lavoro e passavano, bal– lando, di ci11à in città. I malati bal– la"ano, dandosi la mano, nelle stra– de, nelle chiese, nelle piazze, sal– lando [uriosnmente e cal1>estandosi, durante delle ore e senza curarsi degli spettatori, fino a quando cade– vano al suolo, completamente esau– riti. lncorninciavnno allpra i lamen– ti cd' i singhiozzi. Per calmarli, fi. no aIla volta successiva, oceòrrcva stringerli forte intorno alla vita con un pezzo di tela, ma ccr1i spenatori intervenivano spesso a pugni e cal– ci. Del resto il metodo del bastone era pure impiegato su ordine dei magistrati ... per scacciare i demoni. Durante l'accesso convulsi,•o i ma– lati non vedevano e non udivano pili nulla, indifferenti cd insensibili a tutto, avevano delle visioni religio– se, ,,i,•evano degli incubi atroci (si sentivano, l)er esempio, come im– mersi i,1 un fiume di sangue), evo– cavano degli spiriti di cui grid'ava– no i nomi. Nei casi più acuti il ma• le cominciava spesso con un a-uacco epilettico. Naturalmente, in queste scene de– liranti la castità ed il J)udore erano <'Ompletameute abbandonati, anche se si lratlava, come quasi sempre avveniva, di veri e propri pellegri– naggi. Col tempo e mano a mano che le tenebre medioevali divenivano me– no spesse, la corea divenne meno frequente e violenta. Una recrudescenza si registrò, in Germania e altrove, nel 18.mo sc- 106 colo con i « Convulsionari di San Medardo >>, poveri popolani le cui facoltà mentali erano turOate da cause identiche a quelle del 14.mo e 15.mo secolo, fra le quali primeg– giava ancora la superstizione reli– giosa. Identici fur-ono anche i sin– tomi. Paracelso fu il primo a considera– re la corea frutto delle superstizio– ni religiose ed a parlare di aliena– zione mentale. E cli alienazione mentale si trattava effettivamente, anche se epidemica, una specie cioè di follia collcttivu, poichè i malati divenivano tali solo quando si tro– vavano in gruppi. Si era quindi già nel dominio della patologia, ma si doveva arrivare ali' inglese Syden– ham (1624-1689) 1>rima che la corea fosse del tulio liberata dai pregiu– dizi e dalla leggenda. Dagli inizi del 16.mo secolo si incominciò pure a vagamente distin– guere la grande d'auza di San Vito dalla piccola danza di San Vito o corea JHOJ>riamentc detta, cioè da una speciale malattia nenrosa quasi eselnsivamente infantile. Fra le epidemie del genere nei 1cm1>imoderni, sono da notare quel– le degli « jumpcrs )> (sallatori) e dei « shakers )> (tremolanti) negli Stati Unili (gli ultimi formano oggi addi– rittura e senza stupefazione una set– ta religiosa); la eoreomania del Ma– d'agascar. dove nelle classi iu.[erio– ri, dominate ed esaltate dalla su– perstizione e sollo l'influenza di sconvolgimenti di carattere politico e sociale, specialmente le giovani donne furono colte da crisi di dan– za; il (( t.igrcticr >> d'Abissinia e le danze convulsive delle popolazioni negre. Tnlte malattie che rientrano, come quella medioevale, nel qua– dro delle follie religiose.

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