Volontà - anno XII - n.1 - gennaio 1959

uno e ciò che vogliono, i loro inte– ressi ,·engono aspramente in urto con <1uelli del partilo e ne provoca– no l'ira e le rappresaglie. Una classe operaia senza potere politico ( e queslo è leninismo al cento per cen– to) è una classe schiava ed imbelle, qualsisiano le sue condizioni mate– riali e per quanto sollecito dei suoi interessi si proclami chi la coman– da. Sul terreno del potere <1uindi la cJasse operaia si trova verso il par• tito comunista in uno stato d'incon– ciliabile antagonismo, uè più nè me– no (piuttosto più che meno) di t1uanto si trovi in altri paesi verso la classe capitalista. N on solo sul terreno del pote- re, ma anche su <tuello della 1>roduzione, classe operaia e parti– lo comunista si trovano in irredu• cibile con8itto. Si dice da noi, e con piena ragione, che se lo stato e la classe dei capitalisti, invece di sper• penne il dauuro come fanno in ap– parati di controllo e preparativi di guerra, cercassero di distribuire la ricchezza più equamente a chi ne ha bisogno, sparirebbero in poco tem– po la povertà e la miseria, la gior– 'nata lavorativa si accorcerebbe per tutti e le rose della civiltà fiorireb– bero con un numero infimo di spi– ne. Ma se tauto non si può aspetta• re dallo stato e dalla classe dei ca- 1>italisti, si ha ragione di aspeuar– selo da uno stato comunista che pre• tende governare pel bene della clas– se proletaria e del genere umano. I fatti dimostrano im•ece che uno stato comunista non è migliore in questi rispetti di uno stato capita– lista, che è anzi peggiore, e che le ragioni addotte per giustificarsi so• 28 no esattamente le stesse, prima fra tutte 1a minaccia esterna. Lavoran– do tante ore, con tanta disciplina e a un ritmo tanto serrato come lavo– rano da più di dicci anni i lavora– tori polacchi, Je loro condizioni do– vrebbero essere ben migliori di <1uelle nostre se lo scopo di chi d.i– rige la produzione fosse il benesse– re degli operai. ,Ma evidentemente e confossatamente non lo è. In Po– lonia, come negli altri paesi all'om– bra moscovita, si condanna l'aspira– zione agli agi e ai comodi della ,·ita materiale, condizione necessaria della vita dello s1>iri10, come segno di una u mentalità di consumo • e quindi di decadenza o di sopravvi– venza capitalista. La filosofia del comunismo con• tinua a dirsi marxista, ma la sua i– spirazione è ben altra. Il benessere degli operai per essa non conta, e non conta perchè, se contasse, gli attuali uomini e le atluali organiz– zazioni di partito non avrebbero pii1 nessuna ragione di essere. Non diversamente i capitalisti cesserebbe– ro d'essere tali se avessero veramen• te a cuore le sorti degli operai e vo– lessero cancellare quella degrada– zione umana che H la proletari. Nel– l'immagiuazione popolare, opportu• namente avvivata da chi ha interes– se a farlo, il capitalista sfrutta ,1 proletario per gavau:are nel lusso e nel vizio. La realtà sostanziale del capitalismo è però ben diversa. Il capitalista sfnma il proletario per accumulare maggior capitale da im• 1>iegarsi a sua volta a fini di ulterio• re sfruttamento, ma il comunista, dovunque ha imposto il suo domi– nio all'economia, non agisce altri– menti.

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