Volontà - anno XI - n.11 - novembre 1958

bero l'apporto e libero meretricio {a la persecuzione all'amore libero. Una legge concepita da una menta– lità auti-sessuale, che se non è della senatrice è del Parlamento che l'ha votata e op1>ortwwmente corredata, non può prevedere il rapporto asso– lutamente libero a cui dopo tulto, il popolo italiano, specie il meridio– nale, è letteralmente impreparato. Essa legge inoltre tratta le inJelici prostitute come delle anormali da riportare. all.i normalità, ignorando che la vera anormale è la società che le ha rese vittime e ancora pili quelle buone persone religiose nelle cui mani <1uclle ,,errcbbcro arfidate. A questo punto mi si domanda se era meglio che le prostitute restas. sero schiave di sfruttatori senza !_!Crn– poli e vile strumento del « maschio qualsiasi ». Assolutamente no. lnfat• ti, il rigetto della legge Merlin non avrebbe significato lasciare le cose « come erano», ma votarne un'altra o corredare la stes.~a in modo che li– beranclo le pro5tirute non si impri– gionasse t.ut.tele donne cioè in modo da non perseguire nello stesso tem– po lo sfruttatore e la don11a libera. lnfatli, gli agenti del buon costu• me ( !), sin pure in gonnella, non ,•anno a cercare per le strade gli eventuali tenutari ( le « ingaggiate » non vanno per le strade e i tenutari sono in ogni caso assai poco reperi– bili), ma proprio le donne, cioè le esecutrici materiali del "delitto (!), perchè è ritenuto offensivo della morale pubblica ogni atto r.atente d'invito o di attinenza alla pratica della prostituzione, e quindi d'elio amore nel senso più este!!O della parola. Secondo lo Stato il cillndino non è padrone di se stesso, ma noi siamo• 620 ,,narchici ~ dobbiamo ragionare cou la « nostrn » logica. Tuuavia, se ci è lecito plaudire alla legge Merlin, dev'cssermi lecito preferire a quella un'altra. Ora, è chiaro che la leg– ge MerJin pili che fare la guerra agli sfruttatori già autqri:::.ati dallo Stato, i quali i!anno trovare il modo di autorizzar.,;i <la sé a fare ora sot• 1ornano quello che prima .facevano « legalmente », la fo alle persone pi,i scoperte e indifese, cioè alle donne che... passeggiru10. E poichè una vita sessuale integralmente li– bera non è estremamente distingui– bile dalla pratica della prostituzio– ne, ne deriva la persecuzione alla libertà dell'amore. La prostituzione e l'amore si servono di uno stesso diritto: quello di disporre libera• mcnle dei propri m.e::.:.id'amore. Solo che la prima ne fa un cattivo uso. Dovere della società è semmai 1nevenire <1uesto caltivo uso senza sopprimere il diritto. Poichè nella mentalità « cristiana ,., che è quella della legge imperante, nonostante il socialismo della senatrice Merlin, donna libera e prostituta sono gc• melle se non la stessa persoua, per– ~eguendo questa si persegue quella. Si vuole che la donna non sia co– streua a fare vergognoso mercato di !lè? Le si dia la possibilità di lavo– rare, cioè di 1>rodurre in modo di– verso, ma soprattutto la si liberi da un ambiente che la giudica d'onna perduta ogni volta che è soltanto donna spregiudicata <" naturale. Ma 6nchè ci saranno pregiudi1.i e bisogni materiali da un lato e dal– l'altro il miraggio di ottenere « ciò che altri go<l'ono » (desiderio legit• timo i.n una società di epuloni e di miserabili, pardon, cristiana!) ci ea• rà il mestiere clella prostituta, come ci sarà quello del... delinquente. I

RkJQdWJsaXNoZXIy