Volontà - anno XI - n.11 - novembre 1958

le leggi della Natura, pcrchè asso– lutamente lontana dal vero senso della vita . Plaudo forse io a tale vituperio sociale? Forse sostengo la necessità dell'esistenza di donne-cavie per la soddisfazione d'elle esigenze del ma– schio? Niente cli tutto questo. E qui sta il grande equivoco. Nell'mnorè libero, cioè nel rapporto diretto (uo– ri di ogui convenzione legale o so; cialc, c'entra, almeno spesso, come ho detto sopra, come componente, lo scopo locrativo <:heva al (li I:, del 11a1uralc scambio di piacere, ma (fUesto aspcllo co,i.cominante non può chiamarsi prostituzione, come il mestiere di pros1i1nta non ha nien– te a che vedere col libero amore. Il mestiere (parola brutta ma, di– rci, :~nche nobilitante come ogni forma di ... lavoro) è una conseguen– za dovuta all'ambiente che cond'an– na i rappot·ti spregiudicati, conse– guenza che la donna accetta quando non ha scelta migliore, e quindi un mezzo. Inf'aui, è pacifico che la don– na, come tutti gli esseri, vuole 1wr– mnlm.e1tt.e essere I ibera e stare bene. Le prostitute J>ropriamente 'dett(' sono dunque un'esigua minoran7.a dell'incalcolabile numero delle eva– ditrici e precisamente quelle meno fortunate. Quelle conlrollate da « padroni)) direui o i.nclirclti (Sta– to e tenutari) sono poi una succes– siva minoranza di queste ultime. Senza dubbio, le pili infolici perchè ridotte a ruolo cli vero si rumento passivo che non hanno nemmeno il diritto di possedere quello che pro– ducono. La prostituzione, controllata o no, fonziona da valvola da scarico in un ambiente compresso come il no– stro. Perciò 1 rispondi"' ad una legge di compenso e <1uindi, in parte, di equilibrio non prevista dalle leggi umane, ma imposta dalla Natura. E' apodiuico che la prostituzione, sempre intesa come mestiere, con– trollato o meno, è un effetto, quindi un fenomeno che va prevenuto e non represso. Reprimere un effetto significa causarne un altro o altri, magari piì1 violenti e peggiori. Il difctlo di sempre dei legislatori è (Jtwllo di volere fare le leggi invece di scoprirle. [I dilemma è facile. O rapporti li– beri (e il rapporto sessuale è in sé amorale come quello del cibarsi e del vestire) o repressioni evasioni ancora repressioni. lo non sono contrario alla preven– :;done della prosti'tuzione, co.me ogni nhro anarchico, ma la prevenzione richiede un rifacimento totale e ra– diwle della società in cui ,,iviamo, anche se, tuLtavia, può essere attua– ta, in parte solo sul piano dell'ur– ~cnza economica. Rifare la società significa rivoluzionarla, cioè distrug– gere i suoi pregiudizi e i suoi privi– legi. La legge l\fcrli.n vuole integrare il re~ime proibizionista in atto ed è repressiu(i. Ciò significa che igno– ra le cause della prostituzione come mestiere e non le debClla. Se essa :~i limiw.~se all'abolizione dello sEmt– tamento organizzato sulle prostitn– te, sarebbe tollerabile, in qtlanlo eliminerebbe una parte del super– flno e quindi del non-necessario vc– nuto!-i ad inne~tare nella prnLica della prostituta. Ma quando vuole colpire la pratica stessa .~otto qunl– -~in.';Ì forma, non !-olo ignora la fui\- 7.ione di compenso di quel fatto de– terminato da cause sociali che la– scia intQtte, mt1 colpisce il diritto deJla donna di disporre liberamente di se stessa, e equivocando tra li- 619

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