Volontà - anno XI - n.11 - novembre 1958

tolo di signore ( se non di padrone). Il saper fare, nell'incertezza del che cosa fare, aspira naturalmente alla sun indipendenza e perciò stabilisce Jr. precedenza del fare su tutti i mo-. tivi e le finalità possibili. Fare del– le grandi cose, nel senso di « met– tere in azione dei grandi mezzi », diventa un'ambizione per tutti colo– ro che non si accontentano, come l'abbate Siéyès, di « durare ,, ; ed i voltafaccia elci cc pratici >1, che tra il 1789 e il 1815, servirono tanti regi– mi <1uan1i la « Storia 11 ne 1irò dal nulla, det1cro i I tono ad un prag– matismo - o meglio ad un nikili– smo - che aveva come fine il « suc– cesso » nel senso napoleonico della parola. Stendhal e Balzac sono sta– ti i testimoni delle conseguenze di questa barbarie, come lo sono i no– stri romanzieri e commediografi di oggi, e il sansirnonismo ha cerca– to di santificare, come il comunismo oggi, l'idea di un'armata umana, della quale ogni membro avrebbe potuto dire come Hernani: « lo so– no una (orza che cammina ». Dove vanno i nostri moderni tee• nici della tattica, della propaganda <lella popolarità, dell'industrializza– zione, delle manipolazioni delle maggioranze parlamentari, e anche - ultima ma vecchia trovata - del– la « speranza »? Non lo sappiamo; A. F'risch non ce lo ha detto, e for– se egli stesso e gli altri come lui, l'ignorano. li loro pragmatismo sem– bra Catto, innanzitutto, dalla pigri– zia di affrontare praticamente (ed anche a pensare) i problemi. Non sempre c'è un Dio per gli ubriachi, ed accade piuttosto di sciupare la salsa anzichè migliorarla quando si crede che la cucina consiste nel met– tere nella casseruola <( molta: di tul– io » per vedere che cosa ne salta fuo– ri. Ora, questo pare che sia la ricetta universale dei signori 1ecuocrati con il pretesto che « non si fa frittata senza rompere le uova ». Credere che sia tutto permesso perchè si crede che tutto sia possi– bile, è la cinica conclusione del de– lirio della volonlà di poleuza ispira– ta a dei cen,elli deboli da uno o due secoli di rivoluzione industriale - distnittrice di tutte le riserve ener– getiche del globo e delle forze piì1 intime dell'umanità. I nostri siuarchisti sono dei mo– derni Oiafoirus 1 (( d'ei quali il cielo va orgoglioso contemplando le ge- 6tn e dei quali la terra si affretta a coprirne le sconfitte>>. A. PRUNIE:R 1 J)i:tfoirus, pcNon:tggi del Malatk ima– g.inarie di Mo1icrè, medici ignoranti e pretenziosi. OBIETTORIDI COSCIENZAIN LIBERTÀ Il nostra compagno frrmcesc, Louis Lecoin, sia roccoglicndo i fruui della sua 1e– nacc ed appa§Sionata battaglia che dal gennaio cli qucs1' onno sta conducendo in fa\'Ore degli obiettori di coscienza. In Francia 110110 &lati messi in libertà coloro che avevano già eapiato cinque anni di carcere, e gli altri, che ancora languono nelle prigioni fran– cese (in tutto erano circa un centinaio), saranno presto liberati. lnohre il compagno ,Lccoin C quasi cc.rto di poter fare accettare uno 11latuto per gJi obiettori cli coscienza clie mette costoro al riparo cli tulle le pc11c csislcnti finora in Francia contro cbi osava ri6utare d'indossare una divisa militare. In atte!!a che la società cambi, che il scn·izio militare sia abolito. e I:! guerra scom• paia (è questo d1e vorrCbbero Lecoin e compagni) e'è da felicitarsi con il gruppo La Libe,té, per il la\·oro che ha svolio e per i risultati ottenuti. 596

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