Volontà - anno XI - n.10 - ottobre1958

cessive, poichè la sua notizia ci aveva in cerJo modo avvicinati. A sern mi raccontava la storia della sua vitn, per se stessa così banale che poteva ser– vire da esempio per un libro di testo su <1uest'ultima guerra. Era nato a Grodno, figlio di un ricco commerciante ebreo. Dopo aver finito le scuole medie in Polonia, era andato a Parigi nel 1935 per continuare i suoi studi. Lì. diventò comunista, cercò perfino di enlrare cla.ndcstinamente in lspa– gna al tempo della guerra civile, ma il Partito gli ordinò di restare dov'era e di organizzare una cellula co,uunista di studenti stranieri della Scuola di Architettura di Parigi. Continuò a studiare architettura, e nel giugno 1939 prese la laurea. Un mese dopo, poco prima dello scoppio della guer– ra, tornò in Polonia. Quando l'esercito sovietico entrò a Grodno nel settembre del 1939, egli (u nominato consigliere edilizio nel Consiglio comunale, e tenne quel posto fino al maggio del 1940, quando hi imprigionato per aver rifiutato di accettare un esilio volontario nelle zone remote della Russia. Divenne presto popolare nella cella, perché nelle serate parlava vi– vacemente e in modo convincente della vita nella Parigi di anteguerra. Ma oltre la tragedia dell'idealista tradito, egli S18\'8 soffrendo un altro dram– ma forse anche più di(ficilc da sopportare e più doloroso: un intimo con– flillo di fedclt;1. Nel suo i'ntimo si considcrnvu polacco. Ma quando. lu se– ra dopo il suo nrrh•o in ('ella, il sergenlc gli chies(' formalmente di che nazionalità fosse, rispose 1ran<1uillamenle. guardando verl'o il suolo: - Ebreo. Nel giugno del 1945 lo urtai quasi a Romn, mentre uscivo a mezzogior– no dagli uffici di direzione del iziornale df'll'cscrci10, al quale allora la– voravo. - Ho saputo che lavoravi <1ui- disse timidamculc - e sono venuto da Firenze per vederti ... - Ma tu, come sei arrivato in Italia? - Oh, questa è una storia piuttosto hmga - rispoi,e con un ,;orriiò!O - andiamo a prendere un cafTé in qualche posto. A quell'ora del giorno non è piacevole stnr sedufì per un pò di tempo nei caffé e taverne di Roma, sicché decidemmo di parlarc> nel mio albergo. Egli non poteva aspettare e cominciò a parlare in istrada. Mi disse del– le sne ,,arie traversie e di cume improvvisamente. nel f!Cnnaio del 1944, fosse stato liberato e arruolato nell'Esercito rosso, nelle file del <1uale aveva raggiunto Varsavia dove aveva ollenuto 11congedo. Dalla Polonia era poi fuggito :illegalmente in Italia. NeJl'albergo requisito all'angolo Cra il Tri1onc e corso Umberto, or• dinai una bottiglia di vino ghiacciato e lo accompagnai nella mia stanza al terzo 1>iano. Faceva un caldo soffocante. Ci sedemmo insieme sul lello. lo guardavo senza espressione i disegni ~ulla carta da parato: l'is1into mi diceva che non mi aveva deuo tntto. - In tutta la storia - cominciò ansio~amente - (·'è una sola cosa che non ho menzionato, e che vorrei ancora dirti. ì'\on ne ho 1>arlato con nessuno perché, per dir la verilÌl, non c'era nessuno a cui dirlo. Quando 563

RkJQdWJsaXNoZXIy