Volontà - anno XI - n.10 - ottobre1958

me la democrazia sia ridotta a un semplice diritto di voto; come que– sto diritto di voto restringa la scelta unicamente tra candidati designati dai grandi partiti; e come tale scel– ta già così ristretta sia resa pili chi– merica ancora dal fatto che gli elet– tori non possono comprendere nulla dei problemi in gioco ... », una con– danna chiara al partitismo e alla classe politica che riecheggia forse inconsapevolmente a sì grande di– stanza nel tempo e nello spazio, la ben noia critica anarchica e sinda• caliila rivoluzionaria. critica che ri– torna di grande attualità con I' in– cancrenirsi delJa classe politica sul corpo sociale. E quali soluzioni propone egli? Una democrazia senza partiti, l'au– to-governo, il decentramento del po– tere e delle sue funzioni. il metodo cooperativo, forme di atth·ità pub– blica non go, 1 ernative, il principio dei villaggi autonomi, la trasforma– zione rivoluzionaria con la non– violenza, in una parola. la conti– nuazione del Gandhismo da rivo– luzione nazionale a rivoluzione so– ciale. E questa denuncia partita da sì alta tribuna si congiunge con un movimento popolare in atto in tutte 1e campagne dell'India, il Sarvo– daya che basandosi sulla formula: il majsimo berie per ognuno e per tulli, ha iniziato la collettivittl del– Jr terre e la rigenerazione spiritua• le. Il movimento ha per scopo la ridistribuzione della terra arabile da affidare ai contadini poveri riu– niti in comunità secondo i prin– cipi dell'auto-governo e dell'autono– mia dei villaggi. TI 18 aprile 1954 si tenne la sesta conferenza nazionale del Sarvodaya a cui assistevano il primo ministro Nchru, il presiden- te della repubblica e le più alte personalità politiche. Quando la di• scussione fu nel suo pieno svolgimen– to, Jayaprakash, maestoso nella sua tunica bianca e flulluante. si levò e fece una dichiarazione drammatica che, secondo gli osservatori << mutò il tono del dibattito e diede alla con– ferenza un carattere grave e solen– ne ». Egli fece dono della sua vita, - il jeevandan. Rinunciando alla. politica, dispose di consacrarsi c– esclusi,•amentc al movimento Dhoo– dan ( Sarvodaya) .Questo dell'India, pili che una reazione ali' equivoco politico, è un fenomeno nuovo dc• gno di esser preso in considerazione da tutti i proletari del mondo, se non altro per i problemi d'at1uali– tì1 ch'esso pone di fronte ai miti del– 'lo Stato e dell'industrialismo. Nelle altre parti del mondo e spe• cialmente in Europa. le reazioni al– l'equivoco e al conformismo politi• co non hanno ancora consistenza. sociale e si presentano come fer– mento d' idee e lavorio di esigue minoranze. Ma è interessante notare come tale !ermento e tale lavorio presenti nelle sue lince fondamenta• li un duplice carallcre che chiame• remo il primo di reazione empirica e il secondo di reazione dottrinaria. Il primo è legato all'attivismo poli. tico specialmente dei circoli sociali• sii nei quali J'intelligenza delle nuo– ve generazioni è portata a guardare gli eventi e i motivi dell'azione po• litica con occhio libero senza gli oc• chiali colorati dell'ideologia. Essi sentono come impaccio i grandi principi ai quali non appartiene più la nuova prassi dei partiti e perc-iò decidono di liberarsi dai vecchi sche• mi e affrontare senzn pregiudiziali la realtà. 557

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