Volontà - anno XI - n.10 - ottobre1958

ra o della sua speranza a meno che non mi c'inviti espressamente. Pur supponendo che il pensiero della mortalità del mio io mi fosse di conforto e di serenità, non oserei pretendere che lo fosse per un'altra persona nè farei un passo per dis♦ suaderla dalla convinzione contra– ria. Per questo non m 'unisco a S. Po– talivo, quando scrive nel!' Adunata del 9 agosto: (C Noi anarchici. ed'-atei diciamo: il ripudio della supersti– zione primitiva dell'immortalità del– l'anima lungi dal diminuire il valo– re potenziale dell'essere umano lo aumenta, lo moltiplica in quanto che agisce come incentivo a fare nel relativamente breve periodo della 5ua vitti cose non soltanto buone ma grandi cd imperiture in quanto che possono proiettarsi i;u tutte le gene– razioni a venire ». Tali affermazio– ni i;on del tutto gratuite, e d'ico po– co. Anzitutto « il valore potenziale dell'essere umano », racchiuso pre– sumibilmenle nelle sue geni, non è cosa misurabile, e non è quindi pos– sibile dire se e come diminuisca od aumenti. Di « cose buone » poi, do– vute singolarmente o specialmente al ripudio della superstizione del– l'immorlalità dell'anima, io non ne conosco nessuna. Di cose cattive, in– vece, dovute a persone che in essa credono, come a persone che in es– sa non credono, ne conoscono tan– te. « Cose gi;andi )), cioè a vaste ri– percussioni, ma non per questo im– periture, sono risultate e possono risultare, concomitantemente ad' al– tri fattori, da una fede nell'immor– talità dell'anima come dalla persua– sione che L'io si annulla colla morte. Meditando sugli avvenimenti del nostro secolo, e ricordandomi del messaggio di Nietzsche che Dio è stato ucciso, m 'assalgono gravi duh– bi sugli effetti dello spegnersi com– pleto della superstizione primitiva dell'immortalità dell'anima. Quando nel ripudio di essa si trova <( un in• centivo a fare nel relativameule bre– ve periodo della propria ,•ita coi;e non soltanto buone ma grandi ed im– periture ìn quanto che possono pro– iettarsi su lutte le generazioni a ve– nire,1 si agisce, se si può, come han– no agito uno Stalin o un Mao •1'se Tung, manipolando e macellando milioni di esseri umani come coq,i vili e strumenti della pro1nia volon– tà di potenza. Non sono vissuto nè sotto Stalin nè sotto Mao, ma ho cercato di tenermi informato il più che ho poluto sulle condizioui dei loro regimi ed ho usato, per quan– to ho potuto, le mie facoltà crìm– maginazione per rappresentarmi la vita di un individuo qualunque sog– getto alla loro sfrenata e spietata mania di pianificazione. Ebbene, al posto di uno qualunque di questi individui, io non oso dire che mi sarei ribellato e che mi sarei espo– sto volontariamente a una morte se– condo ogni apparenza inutile ed o– scura. Perciò non posso dire, nep– pure nel pensiero, a uei;suno di que– sti individui « Ti devi ribellare)); e se in dure condizioni di pena e di paura, senza fiducia nel presente e con ben poca speranza nell'avve– nire, uno di questi individui crede ali' immortalità dell'anima o a un ordine soprannaturale che dia sen- 50 e valo~e alla sua vita, completa– mente negativa da un punto di vi– sta terrcnale, io mi riputerei un cri– minale se gli dovessi dire: « non dc– vi cr~dcre >L La questioue dell'immortalità si 539

RkJQdWJsaXNoZXIy