Volontà - anno XI - n.10 - ottobre1958

Ciò vale a dire che il misterQ è insito al pensiero e a tutto cfo C'he il pensiero fa suo. E' nella sua atti– tudine di fronte al mistero che la persona rei igiosa si distingue da quella che crede aver dalla sua il metodo e i successi della scienza. Pel credente, diciamo un Gabriel Marce!, il mistero è di natura enig– matica, indecifrabile; pel positivi• sta, dif'iamo un Herbert Spencer, il mistero è invece un problema che la scienza risolve via via e ridurrà un giorno a proporzioni insignifì. canti. Siano <1uali siano i meriti e i demeriti delle due attittudini, una cosa f" certa, e cioè che manca al– l'attitudine dello Spencer il pulpito esistenziale. la tutte le filosofie che si ispirano alla scienza e su di essa vorrebbero modellarsi non si trova l'angoscia e la percezione del nuiTa, non si ritrova la persona umana con– creta. E difatti l'ambizione di tali filosofie è di essere impersonafi ecl oggettive. Sia detto tra parentesi, l'idea di Lrattar delle cose e delle ,persone in modo impersonale ed oggettivo è un pò un mcllersi al posto di quel Pa– dreterno di cui si nega l'esistenza. Capisco, ad ogni modo, come un fi. 1osofo, specie se di umore polemico, t.raui il pensiero e la persona degli altri come se fossero oggeui; e ca– pisco come un gruppo d'uomini con a loro disposizione la macchina stra– potente di uno Slalo considerino dei milioni di esseri umani alla stessa stregua d'una macchina o cli una fonte cli energia, mera materia pri– ma da sfruttare e da elaborare come meglio piaccia; ma stento a crede. re che il pili donunatico dei filòsofi materialisti, o il pili sereno fra gli seellici, 1raui se stesso in tutte le 538 cose che contano come un semplice oggetto. Un soggeuo è un centro di auto• nomia e di iniziativa, un qualcosa col potere di riferire a sè le altre cose, e questo è quanto definisce l'essere umano, essenzialmente ed esistenzialmente. Nessuna scienza, appunlo perchè lo scopo delle scien– ze è di essere oggettive, può definire o spiegare la soggettività; e poichè il sentimento di qncsta è inconfon– dibile, e poichè secondo i barlumi della logica e gli sprazzi dell'intui– zione, il soggetto esistenziale non si genera spontaneamente da se, si capisce come un Berdiaeff sia ve– nuto a postulare un sottostrato o prim·ipio d'ogni istanza di soggetti– vitì1. Si chiami Dio questo sottostrato o principio, e si concepisca la pos. sibilità di un riassorbimento in esso dell'istanza soggettiva individuale ed abbiamo un contenuto perfeitiimen– te intelligibile e sensato di ciò che Pespressione ccimmortalità dell'ani– ma )) pu() indicare. Ccl'le religioni, o, piuttosto, cer– te chiese, hanno fatto uu dogma del– ]' immortalilà dcli' anima, come i guardiani di certe ideologie modl!r– ne' han fatto un dogma della morta• lità totale dell'individuo. In sede fi. losofica l'immortalità del!' anima, come l'esistenza cli Dio, rimane un postulato, razionalizzato in alcuni casi, ma in tulti fondamentalmente di natura intima e vitale. Si crede all'immortalità dell'anima per bi• sogno di paura o di speranza. Per. chè suscettibile alla paura e alla speranza io riconosco in un uomo il mio fratello. E non mi arrischio a entrare nel santuario della sua pau-

RkJQdWJsaXNoZXIy