Volontà - anno XI - n.10 - ottobre1958

li. indifferenti gli uni ,•er~o gli al– tri ud nnc·he nemici. Quesrn a:.-ociabili1à porta anche ad una tfo,f! ;regu:r.iom .• di folto che io– taC"-.:aprima e distru~ge poi la so– cie1i:1. S('omparemlo il bCl1timento l'lpontaneo di solidarie1à, scomparc– audH· il scnlimcnto di responsabi– liti1 dell'individuo verso la colletti– vità. Alu il seutimcnlo di responsa– Lili1i1, ,·hc è un concetto posteriore alla ,:olicluri<"tà spontanea, può sup– plire alla maucaaza di ques1"uhint1t e generare un 1n10\0 sentimento Ji ~ocinlnlità. La responsabilità non è. dunque, legata al solo uso del11t liberlÙ ma auche alt' esii>tenza ed alla r)raticn della solidarietà. lrre– ~ponsahilitù ed associubiliti1 sono in• scindibili. E senza sociubilitì1 e re– e1wn•mbili1ì1 0011 vi è societit. Tra le nazioni C"h•ilila Francia è quella che, per evoluzioni! naturale.• è sul cammino d'una rapida decadenza. Potrebb<' essere un (enomeno bio– logico, a cui, il miscuglio degli im– migrati. avrebbe dovuto in parte ri– mediare. Ma vi è una coincidenza che i turiforari dell'economia li– berale si ostinano a non prendere in coni.iderazione. Di tutti i paesi, la Francia è pro– prio <1uello che ha pii, padroni, pro– prietari industriali e agricoltori, commercianti, cioè uomini che so– no nemici tra di loro e che si occu– pano della collettività di cui fanno parte, unicamente, o quasi, per t-frnttarla. Le (orze di mutuo appog- 1?io"" di ,:;olidarietà che ,,i si trova– no sono infinitamente meno influeu- 1 1-:8rlwlo le disgratie della 111oriA,qua– li le St'011fi1tcdella Gcrm1111i11 do110 la Guer– ra dei 1rc111'an11i. o le conseguruze delle in\HÌOni monJolica .e lurca. ti delle forze a,-0<•iali o antisociali. '\ei paesi io cui il nunwro dei pro– prietari è relativamente 1>iccolo, un ~cntimcnto di solid:u·ictà, pili o me– no cosòente, o piì1 o meno attivo, unisrc ima grande parte della popo– lazione. lu Francia i propri('tari nel loro im1ieme costituiscono la metà della po1>olazionc f'd et-ili trai.cina- 110 ll{·lla loro orbila unri parte dei 1:1\oratori >,,ularia1i. L'opernio non può ~,·n1ire l'influsso del ca1>italista ,·he è troppo lontano da lui, ma può ~(•ntir(' quello del borp:hC'H' che gli , i,•f" vicino. Eidi pc-rde In sua mora- 11' tli proletario ed il sentimento di ..ofidurietà di cla11se C'hC'costituisce un potente el,•rneuto di i.ot ·iabilità. Anrh'cJ?;li desidera t( sbroglinrsi n a ~P<'~<·di terzi, veri,;o i qunli non si 11cute responsabile. E questa irre– ~1•on11;abili1i,diffusa fìnia<'e 1wr crea– re i mali sociali che tutti denuu– ri,mo ma dei quali non si vogliono vedere nè le cause nè i rimedi. Fuori dell'economia liberale vi è, oggi, l'economia « nazionalizzala » che è nelle mani dello Stato e di tulli gli uffici amministrativi e tec– nici <'he costituiscono la burocrazia srnrnle. Ci troviamo, così, ancor più nel campo dell' irres1>onsubilità. Il padrone e l'impresario privati, han– no, almeno, l'interesse di non rovi– narsi, perciò vigilano sull'efficienza delle loro imprese. Invece~ dall' al– lo in basso e viceversa della gerar– <·hia ~tatale. dal ministro all'ultimo runzionario, tulti coloro che sono dentro I' organizzazione burocratica r lf'cnica dello Stato, 11011 hanno la sh•11s11 1>reoccu1>nzionc. Se un'impre• 1m 1111zio1Jalizzata è in rov1·na, lo Sta– lo copre il deficit aumen ando d'au- 10riià le tariffe o i 1>rezzi, o accor- 53,l

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