Volontà - anno XI - n.8-9 - agosto-settembre 1958

hra triste della cella ha, poco a poco, corrotto il loro cuore. A rifarle d,mne basterebbe a queste disgraziate un buon raggio di iole un buon raggio d'amore come canta il poeta, ma la loro vita nottambula le priva del benefico rag; gio del sole, e l'amore ne fa delle vittime. Poveri esseri che le condizioni sociali hanno relegato fuori dalla società! Clarissa era tenuta fra le più pericolose; correvano sul suo conto le voci più terribili in cui l'esagerazione e l'orrore s'avvicendavano senza posa. Secondo le une aveva ucciso due uomini, secondo le altre essa aveva strappato gli occhi a più d'una rivale. Fatto si è che era il terrore in gon• nella e che le sue compagne stesse ne avevano una paura indemoniata. L'incontrai la prima volta all'aria: la suora le aveva inflitto un'acer– ba intemerata che Clarissa aveva tolto in mala parte rispondendo per le rime. Era furiosa. Me la avvicinai e le dissi piano, dolcemente: - Via, via, non inquietatevi figliola, la collera non ha mai giovato a nulla. - Di che cosa t'immischi tu? so io soltanto chi tu sia? ... guardate un po' che ficcanaso! Ed insistendo io dolcemente, mi serrò forte le braccia urlandomi sul volto con voce rauca: - Bada! tu ne piglierai un sacco ed una corba se persisterai ad oc– cuparti dei fatti miei. Io non amo che altri metta bocca nelle mie fac– cende: la suora m 1 ha fatto un rimprovero immeritato, m'ha accusato d'aver nascosto la chiave del dormitorio, e non è vero no, no, non è vero! - vo– ciava incollerita col pugno formidabile teso contro la povera suora. Trascinai suo malgrado la detenuta con me e, giunti ad un angolo del giardino, le ripetei: - Voi avete torto, ragazza mia, d'arrabbiarvi a quel modo ... a che servono gli strilli e le ingiurie? - Oh, voi siete buona, voi, eppure, vedete? sen·ono sempre a qual– che cosa anche le parolacce, incutono alle manigolde ed alle beghine la convinzione che non ci fanno paura. - E poi? - E poi, ebbene sì, poi... - e rimase così senza dir nuHu. - Vedete bene che ho ragione. Mi squadrò rapidamente e riprese: - Voi, voi siete una donna tran– quilla, non tulle le donne possono essere come voi. Io, vedete? non ho po– tuto mai vedere un'ingiustizia senza ribellarmi. Sorrisi e replicai: - Vi sono dei casi in cui bisogna sopportare an• che l'ingiustizia, ciò che non toglie affatto che noi dobbiamo con ogni nostra forza adoperarci a combatterla. - Ma ehi siete voi dunque? - mi domandò guardandomi fissamente. - Luisa Michel. 506

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