Volontà - anno XI - n.6 - giugno1958

,is con la sua Terra Promeua e agli utopi• sii moderni che, con le loro anticipazioni ioeiali, si mettano anch'essi ira gli uta• pisti. Ugo Fedeli, pur dicendo che l'opera de– gli utopisti è di lotta lra il presente le– gato al passato e l'a,•,•e11irecreatore di un ordine nuo,·o, mette in rìlie,·o che non sem• pre utopia è sinonimo di libertà e di pro• gresso. Vi sono utopie autoritarie: la stes- 83 di More, che vuol rappresentare uò. mondo di uomini felici, con un governo già p,cstabilito nei pii1 minuti dettagli e nelle funzioni, can nonne di vita, valide per tulli, che indicano le ore di lavo,o e quel• le di riposo, modi di ,·cstirc, di mangiare, ecc,; fa pensare ad una società artificiale ed uniforme do,·e non c'è liberlÌI, e dove la l'ila è assente. C'è da rallegrarsi che certe ulopie, pur contenendo idee di rinn0\'8mCnlO sociale che crcde,•amo fossero una scoperta del no• s1ro e del secalo che ci ha preceduto, non siano slllte realizzate, perché non c'è ne• suna mente umana, per quanto fertile, che possa costruire per tulli ,ma socielà in cui vi siano il benessere e la felicità. Noi sap• piamo che questa società dev'essere crea• ziooe di tutti gli uomini. Del r~to si è visto quello che è accadu– to con il soeialislllO, granJe utopia della fi. ne del secolo scorso, quando un gnappetto di uomini se ne sono impadroniti ed han• no voluto imporlo dall'alto a milioni e mi• I ioni di uomfoi: ne e uscitn In peJJ:• giore delle schia\'itù moderne (oppure quando Hitler voleva il suo mondo unico). StuJ)isce, a questo proposito, che Ugo Fe• dcli non abbia indicato due opere, che sono anch·csse due U1opie: Il mondo mw• vo di A. Hucley, e 1894 di G. Orwell. L'opera di Ugo Fedeli è arricchitu dalle moltissime note biografiche sugli scrittori citati e da uua ricca bibliografia di OJ>erc riguardanti il pcusicro degli utopis1i, con note sulla loro vita ed i tempi in cui han– no vissuto. (Tra 1>nreo1csiaggiungiama, per coloro che si interessnno a questo tema, il libro di M. L. Bcrncri: A Jo11rney Tltro11gh u,o,,ia). F. S. RIVISTE e GIORNALI La delinquenzagiovanile Il J►roblema della delin((uenza giovanile è stato in ((ucsti ultimi tempi oggetto di molti scriui, in seguito alla recrudiscenza di talo fcnamcno. (Basta pensare al «mo• stra di Ncbrnsta» che appena dici:mnovcn• ne, con la sua giol'ane amica di 14 anni, ha ucciso undici persone). In Dé/e11se de l'homme (n. 114, aprile 1958) P. V. 1Bcr1hier, nello scritto: « Ré- 1>ression de la delinquance •• prendendo lo spumo da quattro reccn1i condanne a mor• te che ci sono state in Francia (si sa che esiste in quel paese una forte corrente dell'opiniane pubblica che domanda l'abo• lizione della pena capitale) esamina in par– ticolar modo il caso dei due giovani Vi– vicr e Scnneus che, come è 11010, uccise• ro due amanti nel bosco di St. Cloud, per 350 in1padroniNi dclln loro automobile. Cri– mine stu1,iclo compiulo con una leggercz• u e un'imprtulenza che tolgono il carat– tere di « criminalit:i » al delitto. Nono• stante c1ucsto, nonosta111e che si trattasse di due giovnni c1u:1si senza lnmiglia le Assise di VeNaillcs pronuneiarona contro di loro la 1>e11a ca1>itale. Attorno a questa eomlanna (che seguiva tli poco l'altra condanna non a morte del prete Dcsnoyer cl'Uruffc colpevole di un crimine più gra,·e), si accesero vive pole– miche a fovorc e cantro la sentenza capi• tale. E' stupido, dice P. V. Derlhier 1,cnsare che la pena capitale possa servire di e• sempio e impedire i deliui. La ghigliot– tina 110,i e mia terapeutica cd il boia nori è un medico. Il problema del deli1to e del castigo mm può essere risolto né dalla re•

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