Volontà - anno XI - n.6 - giugno1958

dell"cle\'azione delle masse, come sembra credere Josè Luis Romcro 2, ma per via più indirette e sottili. Di fatto, il vecchio Insegnamento Secondario, destinato alla miJ1oranza usu(ru11uaria della cuhura e organiz– zato in suo servizio, si è visto invaso da una moltitudine di alunni spiri– tuahnente disorientati, di basso li– vello culturale, per il cui assorbi– mento non era preparato. Le pre– messe dell'antico insegnamento me– dio ne sono rimaste distnttte. s·è presentata, in primo luogo, la necessità di educare un numero in– fo1itamcnte maggiore di alunni. Ed anche è staio necessario provvederli di uuu cultura l)iù profonda e totale, giacchè l:t cultura liceale non poteva essere completata, come nell'antico sistema, da quella extraliccale, (rut• lo dell'ambiente. I nuovi alunni nou provenivano piì1 da una classe socia– le stabilizzata e con una solida tradi– zione culturale; proveni\'ano da tut– ti gli ambienti e non portavano con @è indici culturali di determinate classi, dal momento che In nuova permeabilità sociale aveva sciolto le tradizioni classiste. L 1 i11scgnnmcnto secondario rimase perciò modi6cato in quauto alla sua estensione: l'educazione del giovane ehc era prima lavoro del liceo, però a.oche, in grande misura, lavoro del– la sua Camiglia e del suo ambiente sociale, rimase esposta, tanto da gra– vare quasi totalmente sul liceo, che, inoltre, ha preso o avrebbe dovuto !)rendere a suo carico l'educazione dell'insieme degli adolesccn1i, non 2 S1orico argentino, che s' è occupalo molto ,lei medioevo italiano; ap1rnnicnc alla penuhimn generazione cd è soci11lis111. (N.d.T.). csclusi,·amcnte di quelli di una cer~ ta classe. Sou è necessario insi.;tere sulla grave perturbazione che questa estensione dell'insegnamento medio ha causato uel vecchio liceo. b) Effetti della crisi generale <Lella ,wstm cult.um sul conl.enuto clell'i11seg11ame1110 medio. La crisi deJla nostra cultura si è riflessa nell 1 Inscgnnmcnto Seconda– rio, non solo in quanto alla sua am– piezza, ma anche in qurmto al 'iuo c.:ontenuto. Non è lo stesso educare una gio– ventì1 disciplinata, eon radici nel suo ambiente, con norme sociali ben st11bilite gii1 nel momento di entrare al liceo, con un posto abbastanza de– finito nella società, che educare una giovcntl1 il cui futuro sociale e cul– turale è un'incog11ita, che lei stessa dovrà svelare. Non è lo stesso edu– care un uomo che de,•e ,•ivere in una società stabile, che prepararlo per affronlare con coraggio e inventiva la sfida di un'epoca critica. Educare è, allo stesso tempo, pre- 1>ararc sociahnent.e un individuo, trasmettendogli il tono culturale del– la sua collettività, e sviluppare la sua individualità creatrice perchè possa reagire contro quel tono. Lin– ton dice: « come semplice unità nell'organismo sociale, l'indi\'iduo perpetua ]o 3tatu (Juo, e come indi– viduo contribuisce ad alterarlo quando ce n'è bisogno. Dato che nes– sun ambiente è assolutamente sta. tico, nessuna società può sopravvi– vere senza l'inventore occasionale e senza la sua capaciti1 di trovare so– Ju7,ione ai nuovi problemi ». 3 In una cultura in crisi, la « capa-

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