Volontà - anno XI - n.6 - giugno1958

gottiti, incapaci di resistere, che mormorano « è orribile » quando la loro torcia illumina un supplizio. E poi ci sono i sotto-boia, che non mettono ancora mano alla tortura, ma sostengono e trasportano i pri– gionieri, alcuni già induriti e altri no, ma tutti già presi nell'ingranag– gio e tutti imperdonabili. C'è un biondino del tord' con « uu viso co– si simpatico, che può parlare delle sedute di tortura che Alleg ha subi– to, come di una partita di cui si ri. corda con piacere, e che non prova disagio a congratularsi con la vit– tima come farebbe con un campione ciclista ». Qualche giomo dopo, Alleg lo ri• troverà congestionalo, sfigurato dal– l'odio, mentre percuote, su per una scala, un musulmano. E poi ci sono gli specialisti, i duri che {anno tutto il lavoro, che si compiacciono ai soprassalti delle scosse elettriche, ma che non sopportano le grida. E infine, ci sono i pazzi che corrono intorno come una foglia morta nel turbi.ne deJla loro propria violenza. Nesstmo di questi uomini ha una vita sua, nessuno resterà quello che è: tutti sono degli attimi in una trasformazione inesorabile. Tra i mi– gliori e i peggiori v'è una sola dif– ferenza: i primi sono reclute, i se– condi veterani. Tutti alla fine, se ne andranno. Gli individui non conta.no pii1 nul– la: un odio dilagante, anQnimo, ra• clicale dell'umanità si scatena sul boia e sulla vittima e li travolge, li degrada insieme, l'uno per colpa del– l'altro. Quest'odio è )a tortura fatta sistema, creatrice dei suoi sressi srru– mcnli. Quando questo vien detto, sia pur 308 timidamente, sui banchi dcli' Assem– blea, la canea si scatena, e urla: « È un insulto all'esercito ». Ma una volta per luni, questi cani ringhiosi ci dicano: che c'entra l'esercito? Nell'esercito ci sono dei torturatori, senza dubbio. La commissione d 'in– chiesta, nel suo rapporto pur indul– gente, non lo ha nascosto. Ma questo non vuol dire che sia « l'esercito » a torturare. Che insensatezza! Forse che i ci– vili non conoscono il metodo? Ba– sta lasciar fare alla polizia di Algeri. E poi ci vuole un capocarnefice, l'Assemblea intera l'ha designato: non è il generale S., e neppure il generale E., e neppure il generale l'o'I.,di <:ui tuttavia Alleg fa il nome: è Lacoste, l'uomo dei pieni poteri. Tutto si (a attraverso di lui e in nome suo, a Bona come a Orano: tutti gli uomini che sono morti di sofferenze e di orrore nell'immobile di El Biar, nella villa S., sono mor– ti per sua volontà. Non sono io che lo dico: sono i deputati, è il go– verno. E, del resto, la cancrena si esten• de, ha traversato il mare. Si è spar• sa anche la voce che si usava la tor– tura in certe prigioni civili del ter– ritorio metropolitano: non so se sia fondata, ma bisogna che la sua in– sistenza abbia commosso i poteri pubblici. Il procuratore, al processo di Ben Sadd'ok, ha domandato so– lennemente all'accusato se avesse su• bito sevizie. Beninteso, la risposta era conosciuta in anticipo. No, la tortura non è nè civile nè militare nè specificamente francese: è ana peste che distrugge un'epoca intera. All'Est come all'Ovest ci so– no carnefici. JEAN PAUL SARTRE

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