Volontà - anno XI - n.5 - maggio 1958

ghiamo necessariamente i valori che sono la nostra ragione di vivere e ne ritardiamo indefinitamente la pl'Opagazionc e la fioritura; b) le ri– sorse meccaniche e i sistemi d'orga. nizzazione massiccia (eserciti e poli– zia, Ceka. e Geslapo, campi di con– centramento, regime russo rlt'i pae.:-i satelliti) che vengono attualmente impiegati nella lolla fra gruppi u– mani hanno raggiunto un lale grado d'atro('e efficienza che la dii-truzionf' compleia della società civile, se non del genere umano, è diventata una possibilità effeuiva. Non è affar no– s1ro provocare l'Armageddon. E i partiti socialis1i? :Xel suo libro Travam:, Georges Nave!, operaio di officina, racconta la sua vita: <( Verso i (Juindici anni - e– gli scrive - no avevo abbastanza della vita di fabbrica e della sua di– sciplina. Quel che volevo era, sufiito una vita più nobile e degna, una vita in cui non fossi più un operaio, in un paf'Se dove non ci fosse (·he clello spazio, e niente inclustria )1. La cli. sperazione si {a così cupa che, una sera, l'adolescente scavalca un pon– te su I Rodano: non ci guadagna che un bagno d'acqua sporca, dopo il quale ritorna alla catena di moulag– gio. Gli altri tentativi di evadere dal– la propria condizione, o di costruir– si una vi1a a parte dal lavoro quoti– diano, non riescono meglio. << Olio ore d'officina bastano per esaurire le energie di un uomo. Quel che egli dì, al lavoro è la sua vita, il meglio delle sue forze. Anche se H lavoro non lo ha avvilito, se non si è senti– lo sopraffatto dalla noia e dalla [a. rica, ne esce esausto, diminuito, con l'immaginazione inaridita ... Al mat– tino, non mi svegliavo che quando arrivavo nel frastuono dell'officina, e quando ne uscivo il frastuono mi perseguitava dovunque, .Mi sentivo ridotto a un pezzo di offil'ina, per l'eternilà ,J. All'ultima pag-ina del suo libro, Georgcs Nave! conclude: << C'C una tristezza dell'operaio per cui non <·"è altra medicina che l'a– zione politica ». Socialisti e comunisti lrovano una tal <-·onclusione perfetta: per loro, essa indica una << coscienza proleta– ria )J ben matura. Quanto a me, non posso fare a meno di notare due CO· se: la prima è che una tale adesione al (< movimento di classe)) (e dun– que di massa), lungi dal costituire di per sè il raf!giungimento di una pie-– nczza vilalf' in t'Ui si adempiono le aspirazioni profonde dell'individuo, rappresenta piutloslo lo sbocco e la chiarificazione di un rise111imento. Sono due cose molto diverse. D'ai. tra parte, un uomo così sincero, il cui essere è ~talo ferito in modo co· sì irrimediabile, non potrà mai tro– vare nell'azione politica quel pieno riscnlto che cerca. L'organizzazione di partilo, i comizi e le sfilate in massa, gli slogans della propa,ganda, le campagne elettorali, e persino la tospirazione e l'insurrezione arma. tà, possono essere mezzi ouimi e ne– cessari nel pensiero utilitario elci di– rigenti, ma non mai esaurire il si– gnifi<·ato della sua esperienza. Jn fin elci couti, sono dei surrogati. E que– sto spiega, fra l'altro, la sproporzio– ne penosa fra i sublimi sacrifici de– gli ((elementi di base >> e i risuHati che &-i propongono, o riescono a ot– tenere, i capi. Qui, la politica appare come un surrogato - spesso irrisorio - del sociale, ossia di quella comunione spontanea fra uomini coseienli del 237

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