Volontà - anno XI - n.2-3 - febbraio-marzo 1958

la costituzione dell'esercito. Egli infatti distingue il soldato del '48 da quello del '49. Il primo combatte per sentimento nazionale e sopporta con eroismo la sofferenza, il secondo si batte « per mestiere e per obbli– go». D'altra parte egli riconosceva ehe l'italiano non è come l'inglese o il russo, buon soldato sotto la disciplina, esso ha bisogno di un ideale, « di una passione che l'esalti ». In1atti nelle guerre nazionali non deve esserci distinzione fra soldato e cittadino « militi tutti, soldato nessuno » egli dice. Certo egli non vuole la guerra di conquista, frutto di un cieco e fa– natico nazionalismo, nè ha manie imperialistiche. La sua guerra è guerra di difesa e per di più nel momento storico ri– !Orgimentalc vuole la rivoluzione. Ma egli ufificiale, persino capo di stato maggiore della repubblica ro– mana di Mazzini, è in fondo un militarista? Sembra chiaro di no se si bada ad una lettera che egli inviò ai suoi antichi commilitoni invitandoli alla rivoluzione. Dice: 1< I vostri stipendi sono soddisfatti con le gravezze che pagano i cittadini e voi vi fate gli assassini di coloro che vi pagano. Ma non solo siete i carnefici del popolo, ma siete i carne:fici di voi mede– eimi, voi siete le vittime le più tormentate del dispotismo, ... Compiere una rivoluzione, scacciare Ferdinando II per sostituirvi altro re (fra~ce– se) o straniero, sarebbe la più turpe e la piì1 stupida azione che potreste commettere; sareste un branco di mercenari che dopo avere tiranneggiato il paese per conto di un despota che pagava dieci, poi lo tradirono per fare lo stesso mestiere in prò di altro despota che prometteva di pagar quin– dici. Che cosa potrebbe trascinarvi ad un tale partito? L'amor di libertà? No, voi scaccereste un Re per sostituirne un allro e colla libertà i Re sono incompatibili ». ~ A questo punto sembra che il Pisacane sia contro l'assolutismo dei re e potrebbe propendere invece per un re costituzionale o per la repubblica. ,ì\fa dalla espressione del suo pensiero anche questo cade. Contro coloro che vedono la salvezza della Italia nell'affidare il governo ad un re costituzionale quale era Francesco II egli dice: « I re vogliono comandare assolutamente: la sola paura tal– volta li costringe a concedere francbige alle esigenze minacciose del po– polo. Le costituzioni sono armistizi segn·ati tra re e popoli in danno del– l'onestà. Il Re assoluto governa con la forza, il Re costituzionale con lo oro: quello incatena i corpi, questo pcn 1 ertc gli animi».• E' allora il :Pisacane Wl repubblicano? In un certo senso si, ma qual'è il suo concetto di repubblica? « La repubblica vuol dire sostituzione dell'interesse collettivo all'iu• dividualità, repubblica ,,uol dire eguaglianza .... » « che sia un re ,un pre– sidente, un triunvirato a capo del governo, la schiavitù del popolo non cessa, se non cambia la costituzione sociale ». 1 3 Dalla lettera « Ai suoi antichi commilitoni» 4-10-1855, Epi.siolario di C. Pisacane n cura di A. Romano, Società An. Editrice D. Alighieri 1937, Milano. • ibidem, lctter:t 3j commilitoni 4-10-1855. 7 Da /,,a guerra d'Italia del 1848 di C. Pisacane, dalle Considerazioni, pag. 341. 136

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