Volontà - anno XI - n.1 - gennaio 1958

non più ardua che quella, ad esem• pio, della nazionalizzazione delle miniere nel territorio metropolita– no. Pur lasciando alla popolazione indigena la decisione sulla detenni– nazione del possesso terriero, si a. vrebbe cnra di limitare l'estensione della proprietà pri\'ata, per ottenere un'equa distribuzione della terra. Il principio della cooperazione sardJ• be favorito nella produzione e nella vendita. Obbligazioni internazionali della G. D., specie come membro del– l'ONU: la condizione di essere ar– mati per appartenere a questrt, non è assoluta: esempio il Giappone di– sarmato. Una G. B. disarmata sa– rebbe specialmente designata a col• Iaborarc con l'ONU per la risoluzio– ne pacifica delle controversie e per l'organizzazione della cooperazione internazionale. L' assemblea dello ONU deciderebbe se essa potes!le continuare ad essere membro per– manente del Consiglio di Sicurezza. La maggior parte degli accordi del– la G. B. che comportino impegni militari sono stati sostituiti da altri nella NATO, nella SEATO e nel Patto di Bagdad, che prevedono casi di re\'isione o cessazione di essi, dei quali la G. B. potrebbe approfittare. In ogni caso, le idee militari di que– sti vari patti sono divenute anacro– nistiche, col cambiamento cli carat– tere della guerra moderna. ed è a questo punto che la proposta « U– narmcd » comincia e 1finiscc. Giac. chè fo vittoria con. le armi è impos• sibile. Mentre per il pacifista è la guerra in se stessa che viene ripu– diata, la bombn H vi aggitmge due considerazioni poli1iche: la vittoria è impossibile, e qualunque sistema di ispezione e controllo dei.;li arma- 30 menti non possono prov\'edere la di– fesa contro gli attacchi atomici, e l'esistenza di basi dalle quali posso– no esser lanciati attacchi atomici contro qualsiasi altro paese è un in– centivo ad attaccare chi Je possiede. Una G. B. disarmata non minacce– rebbe la sicurezza di altri paesi, e ciò la renderebbe meno suscettibile di essere attaccata. Naturalmente, la resistenza non violenta non potrebbe impedire w1'invasionc: però essa permetterebbe di creare le conclizio. ni per renderla inefficace: costru• zioni di difesa che diverrebbero pos– sibili solo nelle circostanze create da un disarmo unilaterale, e il cui pia– no cle.ttagliato non potrebbe e non dovrebbe essere tracciato ora. Intan– to noi insistiamo perchè il princi– pio del disarmo unilaterale sia ac– colto non già per il timore delle con– seguenze della guerra o per l'ina– bilità a sopportare gli oneri degli armamenti, e neppure perchè noi crediamo che esso funzionerebbe efficacemente, ma perchè << agire giustamente è il solo modo di agire». Il vescovo anglicano di Manche– ster nel suo discorso presidenziale al congresso diocesano, alle ragioni spirituali per il disarmo aggiunge– va quelle realiSLiche: « La diiesa civile è divenuta impossibile, perchè dodici bombe renderebbero il no– stro paese inabitabile. Meglio esser vinti che impegnarsi in una guerra atomica. Perchè quando l' ultìma delle dodici bombe fosse esplosa, voi avreste perso quello per cui com. battevate. La bomba H. non è una arma: è un flagello )). GIOVANNI PIOLI

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