Volontà - anno XI - n.1 - gennaio 1958

rebbero formati (in parte col peno. nale di\'enuto libero) per utilizzarli all'interno e all'estero per aiuti nel• le aree danucggiate da catastrofL na– turali o bisognose di sviluppo. Tutto il processo di disarmo do– vrebbe compiersi entro il periodo di un'unica legislatura, e le wisu.re di reimpiego di uomini e risorse do– ncbbcro esser prese nel pii1 breve tempo possibile, per mitigare i dan. ni e il dislocamento delle persone. • Unarmed » osserva <1uiche il pro– cesso di demilitarizzazione non 18· rebbe probabilmente piia arduo di quello do\'uto affrontare nel 1945 per il ritorno a un regime di produzione pacifica, e di quello che probabil– mente uri1 richiesto uei prossimi dicci anni dall'automazione. Le in– dustrie private sarebbero consiglia– te cd aiutate, anche fornendo loro lavoratori divenuti liberi, e il pro– cesso di costruzione di abitazioni, in programma, potrebbe essere intensi– ficato con nuove reclute: senza però pregiudicare l'offerta della G. B. di aiuti all'estero, dove maggiore è il bisogno, specie nei paesi arretrati, offrendo loro capitali e merci in cambio dei loro prodotti, o nuche, in parte, in dono. « La perdita, in 1al caso, per la G. B. non sarebbe maggiore di quella della produzio– ne di macchine belliche, che non rappresentano alcun guadagno. Il disurmo aumenterebbe, anzi, la sua capacità di far concorrenza sui mer• cati mondiali; neutralizzando così gli cfteui contrari della dislocazio– ne cnusata dal cambiamento dell'e– <.'Onomia.La nostra posizione nella area della sterlina uscirebbe raffor- zata dall' aumeuto della produ• zione ». Nella « Federazione britannica » (Commonwealth) il disarmo signifi• cherebbe che, cessando la G. B. di considerarsi come una « grande po– tenza >) nel senso tradizionale, sor– gerebbero problemi di evacuazione di colonie e territori, occupati eia per moti\'i strategici (Aden, l\falta, Gibilterra), sia come colonie pro– priamente, quali i territori afric8lli, JI governo futuro e le aderenze poli– tiche dei territori sarebbero decisi dagli abitanti stessi. Quelli di es.si la cui occupazione dipendeva dalle istallazioni militari, soppresse que• sie, sarebbero aiutati dalla G. B. per un nuovo lavoro. cl caso di · territori coloniali sorgerebbero spe– ciali questioni. L, G. B. dichiarc.-– rebbe che è suo desiderio di accor– dare un auto-governo ordinato e de– mocratico: non un autogoverno qualunque, come nella Rodesia del Sud, come nel Kenya, dove cinque milioni e mezzo d'indigeni sono in balia di 30 mila europei ivi stabi. liti. Il governo britannico dovrebbe stabilire, in consultazione con i « leaders » rappresentativi e le as– scmblce cost.ituenti, le date relative, senza differire la concessione dello autogoverno col pretesto della in– sufficiente educazione degli indige– ni che, con la buona volontà, può raggiungersi in un periodo di tempo relativamente breve, La coopera– zione della popolazione esogena ivi stabilita dovrebbe essere ricercata ed apprezzata, e i diritti da essa ac– quisiti potrebbero ossere riscattati con parte del denaro reso disponi– bile dal disarmo: operazione questa 29

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