Volontà - anno X - n.12 - 1 novembre 1957

ciuile. Se tm rimprovero egli muove ai collaborazioni.sti è quello di non avere saputo governare bene. (E su. que.sto punto potrei anche essere d'ac– cordo, percliè dal momento clie gli anarcliici avevano deciso cli accettare incarichi gouernativi doveucmo assolverli nel m()do migliore e non avreb– bero do1,rt1.o acco11te11tarsi,per esempio, di aucrc il ministero della Sanità o quello della Giustizia, ma gli altri più, importanti clic aurebbero loro permesso di auere un controllo diretto sulla guerra e sul Pae.se). Ma G. B. dice cltc « non è sufficiente dire che i capi anarchici non dovevano collabornrc al governo senza indicare quale altro potere gli ope– rai e i contndiui avrebbero dovuto creare e difendere. Ln rinuncia alla con– quista e alla parteCiJ)azionc del potere, significa lasciarlo semplicemente e volontariamente a chi Jo detiene e arriva alla conclusione che la « coerente e iutrausigente concezione delle teorie libertarie ... nasconde invero tma più sostanziale e profonda contraddizione implicita nella problematica anar– chica». In queste critiche mi pare che C. B. non tenga ben conto clella situa– zione reale della Spagna dei primi tempi della rivoluzione. A sconfiggere Fr(lnco cd il su.o Tercio 11011, fu il gouemo legale delln Spagna, ma tutto il pOJJOlo, i,1citat.o e sorretto dalle Organizzazioni di lavoratori e dagli uomi- 11iJJOliticiin cui aucva più fiducia. Niente aveva fatto il goucrno per prevenire la ribellione dei militari, niente aueua fauo, una svolta scoppiata, per soffocarla. I gouerni cli Madrid e di Barcellona nicclriauano, aspeuavano indecisi, forse per meglio vedere da quale ,,arte dovevano mettersi. Si può dire clie il governo non esi.steua, tonto era esautorato e lasciato in disparte. Baui dire clic Companys, il capo del goucmo catalano, cliiecleva umilmente alla. C. N. T. (la centrale sin– dacale libertaria) di essere c1ce-0ltonei suoi ranglii pcrchè voleva diventare un nitro solda.to nella lotta. lnra,110il popolo lottcwa contro le forze della reazione, aveva gi'tistrap– pato ai generali ribelli i due terzi del territorio nazionale, aveua assicu– rato la conti,w.ità della produzione, dei servizi pubblici, aucva clato l'avvio a forme di vita sociale nuove (gestioni collettive di officine e di fattorie, autonomia delle amministrazioni comunali, scuole m.oclerne, opere di soli– darietà verso la collettività, ecc.j. C'era già clii aveua il potere in mano: il popolo, con le sue organiz– zazioni dei lauoratori. Ed il popolo, sentendosi direttamente partecipe a questa meravigliosa costruzione di un. nuovo mondo, daua il meglio di se stesso, in energie creative e i,1, solidarietà. Esso non combatteva per u,1, gouerno più o meno democratico, ma contro l'aristocrazia oziosa., l'oppressione dei militari e dei preti, la schiavitù secolare della miseria e della ingiustizia, contro la Spagna feudale. · Ma in questo momento veramente epico, i politici, com.e mosche coc– chiere, intervengono, per incanalare, guidare le forze del popolo e per dire <1ualiobiettivi si debbano perseguire. Ed il gouerno si ricostituisce. Si incomincia con lo ,pogliare il po/)Olo: abolizione dei Comitati delle mia 691

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