Volontà - anno X - n.12 - 1 novembre 1957

lizic araifascMte (che pur con, i loro errori rwcvano clato prova di cff,cien– za), arresto delle collettivizzazioni, discriminazioni politiche nella distri– buzione delle armi ccc. D'ora in poi i.l governo farà, dirigerà, e pcrcl1è esso riacc1uisti l'autorità che aveva perduto, ecco che ad esso partecipano gli uomini più rappresentativi delle forze popolari. Ed il governo esce dallo stato di paura ùi cui si trova, acquista potere, mette in funzione seriamente i suoi apparati di forza, ed i poveri ministri anarchici che non sono na– vigati in politica, fanno da berretto frigio a poliLicanti Lrescanli con il ne• rnico o con le forze della restaurazione. V. R. sosti.ene che bMognava lasciare l'iniziativa clell'azione al ,,opolo e se alleanze ed intese erano necessarie ( ed an:.i inevitabili) bisognava cer– care subito che le due grandi centrali sindacali, C.N.T. e U.G.T. cioè le for:.e del lavoro, si intendessero tra di loro, e con altri, se era il caso, ma al di fuori del governo. Anclie questo avrebbe chiesto da ,ma parte e dal– l'altra delle rittuncic, ma sarebbe stata una soluzione molto migliore che quelln di ridare vita acl un governo che tr(lsfe,·e11do a sè l'iniziativa che era nelle mani del popolo, toglieva alla lotta coritro Franco, ogni iclea di trasformazione sociale e di gra,ide::.za rivoluzionaria, e la riduceva ad una guerra come tu.tte le altre. Ma perchè gli anarchici (è ww. domanda che ci è posta di frequente e che è implicita nel.la boutade di V. Serge) cl,e avevano un' influenza enor• me ,wl Paese e quindi erano certi. cli essere seguiti cfo grandi masse, non si misero alfo tcst11,degli avveriimenti, non si impadroriirono del/(1 ,(i• Illazione, e non presero in mano la.direzione della guerra e del Paese? Non si misero a capo del Paese e fecero bene. Se l'cwessero fatto, oggi non avremmo da lamentare soltanto il collaborazionismo di qualche anar– chico (fra i quali <Jlwlcuno 11ariconosciuto onestamente di essersi sbagliato) che si può anche giw,1.ifìcare con i gravi problemi e la situ.a.:.io,rc difficile complicatissima di allora, ma avremmo da condannare tutto il moviment.o a,tarchico spagnolo. Sì, con molta probabilità e specialmente in Catalo– gna, gli anarchici aurPbbcro potut.o diventare i padrorii della situa.zione. M" e dopo? ComP. avrebbero potuto continuare a rimanerne i padroni? Essi non erano lei maggioranza nel Paese (anche cori il loro largo seguito non eremo che una minoranza) e per pot.er trionfare sugli altri avrebbero dovuto ir,staurare 11nadittatura, cioè reg11are sugli altri ,;on la for:.a e la violenza. Avrebbero, come cmarchici, firmato il loro atto cli morte. (Non ci s1 obieui cf,e la diuatum poteva d,imre il tempo di 1Jincere la guerra cont.ro Franco e di creare la forme di società nuove alle quali gli anarchici aspi– rano, perchè ormai si sa che le dittature non muoiono di mort.e propria ma solo -~otto la spinta di avvenimenti esteriori). Questo nostro atteggiamento crea, secondo Bianco, una coritraddizione tra fo nostra teoria e fo nostra« problematica ». Non. crea nessuna contrad– clizione, porte invece dei limiti alfo nost,ra nzionc. Ne abbiamo coscien:o. e perciò diciamo che il nostro compilo è di inserirci i11, tuui. i. movimenti 69°2

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