Volontà - anno X - n.11 - 30 settembre 1957

che poteva benissimo agire accanto alle Communitates ,Particulares con wm forma di pacifica convivenzn proveniente dal carattere divino at– tribuito aJl'amorità e allo Stato, nè avrebbe coucepito che Cra Chiesa e Stnto, quantunque autonomi nelle loro s(ere di eiercizio e di infiuen- 1.0, potessero regnare e intercorrere la etessn convivenza e lu stessu reci– procità di azioni per perseguire il fi. ne di una pace universale in terra e di una preparazione al cìelo. La Sicilia era già da tempo uno stato unitario e centralista ed il re era investito di legatio aposlolica che, se lo la!Jeilwalibero ncll'ordinn– re il culto, d'altra parte lo subordi– mwa all'investitura papale. La concezione teocratica dello Sta– to mussoliniano, eredità araba pre• sente nella formazione della Stato normaonO•'-Vevo ed in seguito ara– gonese, sarchi~! slata inconcepibile anzi antitetica allo spirito dantesco. Dante nel regno non avrebbe potuto assistere nllo spettacolo della vita politica cittadina così ricca di av. ,•cnture, di contrasti, di lotte parti– giane, di compromessi ecc., e do"e le classi aristocratiche, borghesi e po– polari avevano acquistato una pro– pria fisionomia senza irrigidirsi in schemi; e quelle popolari un'ardi– lezzn dn prcseninrsi mature alla ri– balta politica. Non avrebbe conosciuto, cioè, Fa– rinata, nè Ugolino, nè i due l\fonte– (ehro, nè Ciacco, nè Lapo, nè Bal– do d'Aguglione, nè l'infinita schiera dei politici che popolano la com– media, ciascuno foterprete e simbo. lo di un'idea politica. E gli sarebbe venuto meno lo spctlacolo della con– versione e la conllucnza degli uo– mini del coutodo in città a cercare nou eolo fortuna politica, ma a por- tarvi gli interessi e le aspirazioni dei contadini. Non soltanto avrebbe sofferto il Dante politico, ma anche il Dante religioso. Forse con il suo pensiero cattolico improntato all'n– ristotelismo tomistico e a\'erroistn, giacchè era vivo alla corte di Fede. rico Il il razionalismo aristotelico, mentre l' averroismo aveva salde e profonde radici nella ctùtura isola– na, ma il suo cattolicismo non avreh• be avuto echi e motivi del mistici– smo umbro del Iranccscancsimo e di quello poetico del « dolce stil UUO\'O ». Giustamente si dice che Dnnte è la sintesi dl"l Medioevo, la coniluen– za di tutte I,! teoriche, le idealità, le correnti di pensiero di quell'età e che il suo genio consiste nell'aver superato i coutrasti e le antitesi del– l'epoca, i por1icolarismi in una con– cezione unitaria di vita politica, so– ciale e ruorule. E in questa sintesi Dante è polemico nel senso che ogni dottrina o si interseca o si contrappo– ne all'altra per l'affermazione di un piano, di un:i.soluzione, di una pro. speuiva. La sua genjalità di sintesi gli proviene dal latto che sa s{nitta– re le molteplid voci, anche le pili disparate e contrastanti per risolve– re un problema di natura politica o morale. Così contrappone al dog– nrntismo cattolico In libertà dello spirito, risolvendo quello in questa e \'iccversa; polemizza con la Chie– sa del suo tempo stigmatizzandone la corruzione, il nepotismo e il tem– poralismo con mot.ivi e sensi ereti– cali e sa svincolarsi da questi in no– me della neces~ità delJa Chiesa, del Papato e della gerarchia cattolica. Contraddizioni queste? Tali appa– rirebbero ud uno che volesse o in– tendesse lare rcsame storico di una dottrina, r.ioè il graduale &\'olgimen. 657

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