Volontà - anno X - n.11 - 30 settembre 1957

elaborazione di superamento, di continuità sti1islica che assicura u– na dinamica della vita spirituale e sociale del nord, ma si resta anco– rali al passato, si ristagna in formu– le fisse, dctc, minate e rigide che creano un umbiente spirituale e dO• ciale frazionato, convenzionale e chiuso. Acc1mo alla maestosità del tempio greco, si può ammirare quel gioiello di eleganza e snellezza dello stile normanno e armonizzare con <1ucs10un chiostro moresco, o la vi– sta perdersi uelle artificiose eleganze del barocco serpottiano. L'ideale estetico è il connubio che contradistingue le chiese ambo-nor– manne, il rinascimento siculo-cata. lano dei rosani chiaramontani, il ba– rocco ridondante, appesantito dallo eccessivo a-usto dcli' ornamentale proprio tlcÌl'nrte gesuitica-spagnolo. sicula. Ln vita sociale dell'Isola in ogni tempo hn pr<-Sentato la stessa fra. zionarictà di classi chiuse e ben di– stinte. Nobihà, clero, borghesia, proletariato contadino e artigiano si sono coslituiti e strutturali secon– do schemi fissi e tradizionali. Ciò che è mancato è appunto il dina– mismo di una vita sociale cl1e avreb– be permesso, con la presenza di in– teressi nuovi, di idealità moderne rinvigorite dalle conquiste del tew– (>O, un cffetti,•o rinnovamento del costume politico. dell'economia ecc. Così alla Sicma venne meno il Mcdioevo. Si, il Sud non ha nvtllo il suo Medioevo, almeno non l'ha avu– to come il continente tosco-lombar– do-veneto, come l'ha avuto la Fran– cia e la Germania. Il medioevo iso• lano è alato sui generis, poichè la lradizionc medioevale della cavalle– ria, del feudalesimo, dei comuni 656 è stata impo,;ta dal di fuori, si è 80• vrapposta cioè alle forme di struttu– ra che vigevano nell'Isola. Quando già tramontava nelle altre regioni il feudalesimo venne trapiantato da noi e a <1uestoritardo si de,•e la sua forza di resistenza e la sua longività; inoltre I' eOJSersl maturato con le esperienze fatte e l'aver trovato for– me nuove, islituti nuovi e capacità per rinlorzar~i (ecero sì che durasse ancora nel sec. XIX e che non fosse spento del tulio nel nostro secolo. Infatti la Siciliu e il Sud in genere avevano vissuto l'esperienza grcco- 1·omana bizantina dello stato forte e unitario, poi quella araba-nom1an– na-nragoncse che ne in!renava la po. lenza e la limitavo con il nuovo or• dinamento foudalc. E di fouc1alcsimo e di unitarismo è improntata la vita sociale, civile e poli1ica dell'Isola, non sempre quel– li in lotta, ma pii, spesso coordinati e cooperanti nell' intento di sotto– mettere gli abitanti. Connubio poli– tico cui corrisponde quel connubio spirituale di cui abbiamo parlato. Mancando un tipico reggimento CO· munale, la piena funzionalità degli istituti comunali, la lotta tra comu– ne e impero per tfìssare i limiti del– la propria giurisdizione e mancan– do pure la lolla di partiti e classi sociali in z,eno al comune, Dante non J>Otevanascere in Sicilia senza esse– re uomo diie11evole, diverso insom– ma da quello che Ca. Molto ne avreb– be sofferto la sua dottrina politic3 per la mancanza di esperienza dirt!l· ta di una vita sociale e politica di– namica c<l ardita che in Sicilia non v'era, nè vi snrehlJc mai stata date le sue particolari condizioni. Per esempio Danle non avrebbe avuto la concezione di un hnpero Universale

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