Volontà - anno X - n.8 - 30 maggio 1957

~odali. Il loro grande merito è di rivelare quanto sia difficile i'auar• chia, quRota buona e costante volon– tà nelle piccole cose si richieda per mettere in pratica il rispetto <lell.J uomo, com;.• molto più di(ficile sia educarsi con altri uomini alla prati– ca della libertà, anzichè ammini– strndi come se fossero cose. E' asslo. malico ch'è molto piì1 facile rlislrug– gcre che creare, cd è secondo ragio– ne che non si debba distruJtgcre se nou si sa come e che cosa ricrear~; eppure ei si esalta all'idea rt:s1rc{– li\'1t di rivoluzione senza avvertire la mala fede con cui a.i ri\'este di un idt>ale di giu!\tizia ciò che in fondo è un"nttitudine molto simile a queBa di Luigi quindicesimo quando Jj. ceva: « Dopo di mc il <liluvio >). L' impeto rivoluzionario diitrutto– re, la mistica della rivoluzione e del– l'esplosione, son quanto di piit vi– vo ttulli compagni, specialmente spa– gnuoli, hanno in sè. Ma per ripete– re tnHI frase cara al iPradas, la rivo– luzione è una cosa e ranarchia è una altra. Chi ha tanto so[erlo dell'in– giustizia, dello s[mttamento e delln repressione, chi è stato persegtlitato ed ha conosciuto le boue, la tortu– ra e In prigione, ehi tanto mnle lrn sofferto e tutte le vie ha trov1110 chin- 11e alla sun volontà di bene, vede nel. la rivoluzione Jn reali:r.zazioue del suo essere, della sua liberti,. li gior– no della rivoluzione egli potrn sfo– garsi appieno, mostrare che non im puuemenle lo si è offeso nella sua dignitn di essere sensibile, volitivo e ,,ensnnte. Chi ha leuo e sentito parlare lli grandi av\'enimenli, chi ha subito il furore e le tragiche con. segucnze, condannato ad un ruolo paasivo, irresponsabile ed oscuro, non può {acilmenle fare a meno di iognarc il giorno, e di volerlo con tutte le sue Corze, in cui J>Otritagi– re nella piena luce della storia come su cli un gran palcoscenico, anche se 11ache su di esso incon1rer:1 pron– tamente la morte. Ma ancora una volta, questo bisogno cli rivoluzione non è l'anarchia, ed è bene capirlo prima che sin troppo tardi. Le esperienze comunitarie, perchè modeste e limitate, senza gran ges1i, ~em:a splendore e senza grandi riper– cussioni. non possono soddis[are nes– sun spirito rivoluzionario; ma chi vuole l'anarchia e In vuole come reah:, sociale oggctLi\'a, non come forma d' esaltazione personale, non può non interessarsi a queste espe• ricnze, perchè in esse si abbozzano e 11i risolvono i problemi che cou– Cronterauno chiunque domani si tro– vi R provar d'e(J'euunre l'anarchia su grande scala. La ragione per cui c1ueste esperienze non riescono ad e. saltare è che costantemente il para– gone è possibile fra e88Ced altre <'· liJ>Crienzepure pennesse nella socie. tà capitalista. Non solo il paragone, ma pure il passaggio dalle une alle altre. Non è Corse In maggior cou– clanua del comunismo, come lo sa– rebbe doman.i dell'annrchismo se ne seguisse le orme, il fntt.oche non per. mette nessun libero paragone con so– cietà diversamente organizzate, ehc 11011 permette a nessuno di mostrare la propria prderenza per un'altra .società? E non è paura della critica, quindi paura del vero e della liber- 1Ìl, quella che ci (n sprezzare tentati. vi cli vita anarchica ai quali non par– tecipiamo per@ormlrnente e che nou corris1>ondouo, non tanto alle nostre idee, quanto ai nostri bisogni psico– logici personali? GIOVANNI BALDELLI 453

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