Volontà - anno X - n.1 - 1 agosto 1956

ricordare, ribadendo bene il chiodo perclt.è se ne aooorgano, che gli ecien– ziati ed i tecnici stanno lavorando di tutta lena, oon i mezzj che gH Stati non lesinano, per opporre alla potenza distruttiva delle bombe nucleari una pro– tezione erficace. La vecchia storia: inventato il cannone potentissimo si in– venta la corazza che gli resista, e la guerra ricomincia. Non c'è da illudersi. l politici ed i militari, divenuti improvvisamente così Tagionevoli così ao,. &iosi Ji trovar vie di cocsist.enz.a pnci!fica con il Nemico dopo che hnn aen– tito anche sulla propria peJJe il pericolo delle esplosioni nucleari, torneran– no bestie ,·elate d:i logica ma J>Ursempre bestie appena scoperta una possi– bilità di sicuro rifugio anti-.nucleare ,almeno per loro. N1LIJa,nemmeno la guerra, accade tra noi ad opera di un ignoto Fato. Tullo accade per l'operare o H non-operare nostro: cioè mio tuo di ciascu– no di noi uomini e donne vivi oggi e qui. Siamo molto d'accordo con A.P., in questo. No11, c'è qui11di 114] un.a et.ernità ciel/a guerra, nè aperture per un,' eternità cli pace, aU'i11/uori delle ,wszre volontà. Qui si precisa una divergenza conclusiva che forse non è tanto tra noi ed A.P. quanto tra ciò che noi diciamo e le diverse parole con cui egli esprime un animo in sostanza ugunle al nostro. Siamo ben d'accordo cou lui che non hanno alcun senso 1e illusioni di « candidi " (qmmdo son candidi davvero: molte volte si tratta di finto can. dore) che sperano sia davvero possibile o umanizzare o giuridicizzaro o altri– menti limi Lare la guerra - ed a tal fine si battono, senza mettere in rischio 6e Btessi, chiedendo agli statis1i che firmino altri solenni protocolli di ri• nunzin-alJa.guerra od almeno di rinunzia ai gas od aUe bombe atomiche ecc. Sappiamo per tragiche e ripetute esperienze che la amoralità intima dei politici toglie a tali impegni ogni valore: nel momento in cui essi dovrebbe– ro entrare in vigore sarà così !acile sempre persuadere il Buon Popolo con mille e mille ragioni valide (ed un J>OCO di prigione se oocorre) che bisogna stracciarli per la salvezza dell'avvenire nazionale ecc. Ma da tale constatazione ehe « è impossibile Jimjt.arc la guera » non consegue affatto secondo noi il pensare quale unica alternativa come sup• pone A. P., il fatto che u essa debba morire del suo stesso t.rionlo ». Nè ci pare quindi, \'eneudo al piano dell'azione quotidiana, che oocor. ra e basti, cioè sia il compito che noi assegniamo a noi stessi, quello che egli propugna: « isolarla (la guerra), circondarla di dilficohà, imporle ,tutto un rito di costrizioni e di servitìt, ... raffreddarla, rifiutarle ogni alimento od aiuto materiale ed intellettuale». A noi ipare che -il nostro compito sia in.vece quello di man.tenereiaccesa la fiamnm del rifiuto totale della guerra. Perciò non concordiamo con A.P. nel suo dire che o: bisogna proCessio– nalizzaro l'esercito, .... Iossilizznrlo, 6pOpolarizzarlo fino a che esso cessi di essere ... un'istituzione vivente», cioè o: 6eparare la nazione dall'esercito ~ ]a società dalla guerra (dimostrando) fino a che punto gli eserciti siano in- 17

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