Volontà - anno IX - n.10-11 - 1 maggio 1956

MILLY WITKIP-ROCKER V F.NlVM10 da due mondi diver- si, da due mondi che non aveva. no ne.,suna relazione tra loro e che si tro,avano stranamente di fronte. E– rano 1u cittadina di Sloto1>ol, in U– ..-raina, e l'antichissima ciuà prc~o il Reno, dove io nacqui. \Pcrchè e come ci uni la vita? Sul come si po– trebbe, forse, tro,•are una spiega– zione; il perchè è insondabile come la vita stessa. Quel che chiamiamo u senso della vita>, è solo jJ signifi– calo che noi le attribuiamo, le con– nessioni intime della nostra esisten– za, che si possono afferrare solo lo– gicamente; ma Ja vita non ha nes– suna logica, i! piena di contraddi. zioni e di oscuri enigmi. La logica C solo un mezzo ausiliario del pen– siero umano, che non può muoversi senza sostegni. Essa dà un senso a tutte le cose, ma non è che il risul– talo di uua rappresentazione di de– sideri, non ha altro significato che quel lo che può avere un fuoco fatuo nel dcscr10. E poi, la logica più sot– tile è opera dell'uomo e per questo, come l'uomo ,stesso, imperfetta. Il piccolo frammento di tem1>0 che possiamo chiamare la nostra vita non si lascia calcolare in anticipo e in fondo 110n è alLro che quel che noi stessi o altri per noi facciamo <li esso. In <1uesto difficile terreno non ci sono che presunzioni, non la mi– nima certezza. Così. accadde anche a noi due. Ci inconlrammo e, bcnchè ciascw10 di noi procedesse da una sfera estra– nea, costruimmo il nostro 1>roprio mondo. L'essenziale nel legame del– la nostra vita (u <Juesto e questo solo. Quando conobbi M.iUy sessant'an. ni fa a Londra, essa apparteneva giù al gruppo « Arbcter Frai.nt » e lavo– rava a favore della sua causa là dove poteva. Per la sua origine Milly era un carattere profondamente reJigio– so, ma il nuovo ambiente che trovò iu lnghilterra era assai diverso dalla vita ebraica nella piccola città ucrai– na. Nei celebri Swetin.gshops del grande ghetto, dove doveva guada. gnars-i il pane avaro, quando era ne– cessario, essa lavorava anche il saba– to, e taceva tante cose che non cojn. cidcv.a.no con i principi delJa reli– gione ebrajca. La ragazza persisteva in ciò, e per questo perse iJ suo im– piego - rimanendo non di rado in grandi strettezze. Fu allora che in lei cominciarono a sorgere j primi dub– bi. Dato il suo carattere era inevita– bile che ciò accadesse. E poi, tutte le c-o~c a melù le riJlUgnavono; qua. lunque cosa fosse doveva esserlo inte– raincnte. Il caso volle che nella pic– cola officina dove lavorava, venisse .assunto anche un attivo militante del movimento libertario della zo. 603

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