Volontà - anno IX - n.10-11 - 1 maggio 1956

DANlLO DOLCI ABBIAMO detto, e 11011. ci stancheremo di ripetere, tutta la nostra. soli- darielà verso gli imputati di Palermo. /11, un.a prima tulienza si era già <lSStlf>Omto il vento che spirava. La Corte aveva respinto ww. istanza presen. rnw dall'avv. B<tttflglitt, per wi rinvio, onde sottomettere alla .Corte Costi– tuziom,le il problema del con/lit10 t.ra una legge fascista che nega il libero msembrameuto in pubblico e fo Costituzione che t'ammette. La Corte si era /(lita ragione da si! ed aveva respinto l'Mum:a della difesa. La quale difesa era cosritui1't da ,mleuti auvocati e da ,1alent.issimi scrittori e noti politici, cume Silo11~, Carlo /_,evi ed altri, da pro/Pssori di università, da giorna– listi, ecc. Secondo il costume borbonico italiano gli imputati furono portttti in ""'" debitamente amamnettuti P su. ista,1;:;adell'avv. Bt1Ltaglia le manette furono loro tosto levate. /,'importm1t,, dP/la primll se<luta fu I' i,rterrogatorio di Dattilo Dolci. Egli tlcscri~se le condizioni mi.,erabili della gente del lu.ogo, la mortalità dei bambini, l'muuentare del/a. delinquenza, delle nwlattie; descrÌ-'Jsc i ten/11I ivi /alt.i 11erchè venissero presi dei provvedimént.i o,ule lenire tanta mi5cria; infi,1.e ht decisione di agire con intena to/.stoiani per affermare il ,liritto di lavorare per vivere. /.,'au.todifcsa ciel Dolci fu pcrfc1tca11ente intonata onorevole e nessun uo– mo libero, nes.mn, galantuomo diremmo, potrebbe negare 1m. plauso alla sua ngit.azione ::acifiro, come ci par clefinire. C'è nn punto nella. difes<i di Da,iilo Dolci che non 1>0ssiamo a meno di segnalare e, dicinmolo fraticameute, non senza un senso di penoso disapvun– to a sentire come ma.uomo, che si vrescnta come un ribelle, un uomo libero e per giunta ma. giovane collo, vcula. ad intorbidare la sua lucida autodifesa con una forma di linguaggio che è scaclente, che è di essenza antiliberule e ignorantesca ver eccellenztt. Ecco quel che pre,ulimn<> dal Nuovo Corriere di firen::c (25 mar::o). Velia sua ,rnto-clifesn, Dolci avrebbe detto: u Cosi per la prima volta siamo andati sulla « traz.-.era \'eC<'hia » di Val Guarncra che è una strada a tre chilometri dall'abitato, una strada tutta rovinata, tutta sassi e buche dalla quale passavano i carri. La popolazione ,·hiedeva che fosse aggiustata. Io non sono un anarchico. Non volevo di– elrnggere quella slrada, ma aggiustarla. 11 commissario di flllhhlica sicu– rezza ci disse di tornare a casa ». 601

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