Volontà - anno IX - n.8 - 1 febbraio 1956

il dovere della massima imparzia– lità. Diciamo questo perchè non vorremmo che altri vedesse nelle nostre risposte, l'espressione di cri– teri o opiriioni nostri personali. Se sulle pagine di Volontà si aprirà uua discussione sul tema del Con– gresso, inten•erremo a titoJo perso– nale). Ed ora iniziamo il dialogo. • Auraverso le consullazioni /atte presso i vari movimenti anarchici di tutti i paesi, risulta sentita la ne– cessità di un Congresso Internazio– nale? Esistono deUe contraddizioni che impediscono di rispondere con esat– tezza e che ci obbligano ad essere ,,rudenti. Per esempio: la F.A. Italiana nel Convegno di Livorno (I e 2 maggio ]954) concluse con mozioni entusia– ste che finora non hanno avuta un'applicazione concreta. Anzi, su Umanità Nova si « combatte» la stessa idea del Congresso senza che nessuno - neppure la Commissione di Corrispondenza - attiri 1'atten– zione su una manifestazione così a1,crtamente contradditoria. Infine, si è avuto un'ondata di critica acer– ba sull'iniziativa sorta in occasione del terzo Campeggio. Caso strano, giacchè si metteva semplicemente in 1,ratiea una delle mozioni di Livor• no (il comma 2) in cui si raccoman– dava un periodo di discussioni pre- 1>aratorie, ampie, in ogni paese. Nel eam1>0 delle relazioni ed at• tivilà internazionali c'è un difetto fondamentale comune ai movimenti di tulli i paesi. Nella maggioranza 444 dei casi i problemi internazionali non arrivano ai cosidetti « militantrii di base ». Sono appena sfiorati nel circolo ristretto delle Commissioni, dei Comitati e dei compagni che eventualmente li cercano. Questa è la regola generale, chè le eccezioni sono così poche e non contano. ,TI sentimento internazionalista de1Je relazioni tra militanti dei di– versi paesi; il contatto attivo su que• stioni eventuali o su problemi con– creti e permanenti; la solidarietà efficace di fronte _ai casi urgenti per i quali non si può aspettare il lento procedimento de1)e riunioni e delle deliberazioni; lo scambio di inizia– tive o di progetti diversi, non è pas– sato dallo stato di dichiarazidni - molte •volte ampollose e smisurate - a quella della pratica (ad eccezione di <1nalche libera iniziativa, f-rutto di lavoro individuale o di gruppo). Il fonomeno si spiega con il fatto che questioni di questa natura si <( delegano» a comitati o a commis. sioni. Non si effettuano « da base a base ». Non si stabilisce il contatto diretto, personale, attivo tra i mili– tanti o gruppi, da un paese all'altro. . Quando tale caso si verrfica si constata la sua immediata utilità. Però sono fatti isolati e che si pro– ducono raramente. Si può obiettare che, dentro i li– miti della formula comune al nostro movimento, non si è prodotto nes– sun caso di opposizione forma]e al- 1' iniziativa pro . Congresso. Salvo quello ricordato su U. N .• le rispo– ste venute da diversi paesi sono affermative, e pili o meno entusia– ste. L'idea si è aperta un cammino nonostante gli •scarsi mezzi di pro– paganda di cui Ja CRIA dispone e

RkJQdWJsaXNoZXIy