Volontà - anno IX - n.8 - 1 febbraio 1956

to variamente snobismo, narcissi. smo, ecc. In realtà, è proprio una condizione personale: tale « manie– ra » può essere ad es. per uno la ri. produzione fedelissima dei dettagli del vero ma d'un ,·ero trascelto CO• me il solo che ispira a dipingerlo o scolpirlo; o per un altro l'utilizza. zione tecnica delle forme del vero per la rappresentazione di immagi• ni fantasticate, in certo senso rierea. te, parallele cd cslranee alla realtà oggettiva; od ancora infiniti altri modi di espressione personale (ed anche diverse tecniche, disegni, co– lori, ccc.) per rappresentare qualco– ~a che non è generico, che è in se ~lf'SSO la conclusione <li sccltt• per– ~onali, Al limite di <1uesta seconda spe– cie di artisti.cosidetti-di-maniera ci sono appunto i sommi, Michelange– lo ad es. Ma in essa si segnalano, seppur non vi eccellono, tanti altri: citando dalla Mostra di Amsterdam, El Greco, ad es., con la sua «Visione apocalittica)); il Bronzino con i ri– tratti che stanno-per-,parlarci, quello di Ugolino .Martelli ad es.; o la e< Antea>> del Parmigianino; o tanti ancora - che a me ,profano d'arte sono apparsi, ad Amsterdam come nei musei d'Europa, antichi amici, sol perchè erano se-stessi, molto chiaramente se-stessi. Può dirsi quin– di che nemmeno per essi è valida la gabbia dell'cc ismo )), Se si inten• de « manierismo » nel senso non de– teriore, allora esso diviene proprio la classe degli artisti che sfuggono alle classificazioni, in quanto la so– la lor caratteristica comune è <1uella di essere diversi l'uno dall'al!ro. Paradossi delle fantasie intellet– tuali con cui troppo spesso si pre- tende di mettere un ordine arbitra– rio nel vivo umano, necessariamente molteplice ed anche contradditorio - il vivo umano per cui il solo or. dine vero è proprio il rifiuto delle categorie, l'intrecciarsi delle perso– ne autonome, diversamente dotate e tese. Così dalle arti figurative il djscor– so evade per tornare alla vita <1uoti– diaua. In essa quanti sono i pur dotati che s'a.cconciano ad operare al S(•. guito di qualcuno. Ma com'è diffi. cile anche per essi collocarli intni entro nostre colonne uniformi d'i– dee, se non li assoggettiamo prima all'operazione di Procuste, per to– glierne od aggiunger"i ad abi1rio nostro il quanto di diverso. •Pensando le arti 1pensiamo H la– voro (i grandi si sentivano operai, infatti). E ci s'accorge che non vi sono due s1>azzini che usino allo s1es• so modo la scopa. Nè due lustrascar– pe che manovrino identicamente la spazzola. 1Nell'agricoltura s1essa, due vicini che pur s'aiutano l'un l'altro a capire i segni del tempo i bisogni delle piante ecc, se ne creano sem– pre due interpretazioni diverse, la. vorano ciascuno alla propria mu- 11iera. La tensione verso l'w1iformitii to– tale del lavoro è introdotta tra noi solo per le strade del comando e dcli' ubbidienza, che impongono a ciascm10 una maniera. altrui, via via che gli uomini, per il prepotere di pochi violenti o ingannatori, sono assoggettati alla macchina, alle mac. chine. Nella Cabhriea americana di ahi. ti, il moto con cui si cuce la mani~ ca ad una giacca è lo stesso per tut• 419

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