Volontà - anno IX - n.8 - 1 febbraio 1956

il tempo 1mssato nelle sale del Rjik– museum: com'è possibile che entro uno stesso « ismo >l siano comunque livellabili 1Michelangelo ed El Gre– co? come si 1mò metterli insieme, due artisti così essenzialmente di– \'ersi? In realtà, 11\fichelangeJo ed El Gre– co sono insieme, ma fuori degli ismi, di tutti gli ismi. Artisti ,potenti, cia– scuno a modo suo e nella loro di– \·crsa tensione e capacità, nella loro diversa forza. L'uno certo piit gran. de dell'altro, hanno di comune que– s10 solo: che ciascuno di loro è se stesso, fortemente se stesso. Ognuno di loro dipinge alla-propria-manie– ra. Ques1a chiarissima personalità del loro lavoro è il carattere comu– ne, il solo: e non costituisce per essi una casella veramente esistente più di quanto accade se si pensano « uo– niini ». :E gli altri? Ad Amsterdam erano presenti an. che, ma appena a1>1>ena,il Vasari, il Savia1i, lo Zuceari, insomma i mediocri. !Aia, per restare tra i no– mi italiani di cui mi p:tr di capire <1ualcosa, al centro della mostra vi erano altri: cito a caso il Pontormo (1494-1555), il •Parmigianiuo (1503- 154-0), il Bronz;no •(1503,1563), il Giambologna (1529-1608), il Rosso (1494-1540), H Baroccò (1535-1612), ed ai margini anche il Cellini (1500- 1571) ed H T;ntoretto (1518-1594), Artisti che, senza giungere alla po– tenza creativa di Michelangelo, pos– sono spesso stare in confronto con El Greco. Ognuno d'essi ci colpisce con le sue invenzioni particolari, con ciò che ci fa scoprire in quanto vuole rappresentare per noi - che son sempre figure fortemente caratte- 418 rizzate, esprimenti ben 1>iì1che i li– neamenti d'un ritratto o la composi– zione di una scena. Anche questi, co. me si fa a rinchiuderli in uno ste~so « ismo »? 1 due sensi in cui « manierismo » \'iene comunemente inteso affiorano, a tentare la giustificazione dei dub– bi che sorgono spontanei in chi vuo– le intenderlo non in astratto ma da– ,,anti alle concrete opere degli arti– sti che sotto quell'etichetta pasieg– giano nel mondo dèi 1ibri. « 1Manierismo >) è, per w1 verso, qnelJo degli artisti mediocri: di chi ha dipinto o scolpito o costruito alla maniera di Raffaello o cli Michelan• gelo o di Leonardo, ad es., cioè ad una maniem altrui. E questo p:ire abbastanza esatto: se uno, incapace di una strada propria, si mene u– milmente sulla strada d'uno o pii1 che sente maestri, allora si può am– mettere che lo si classifichi insieme a tutti gli altri che, sia 1,nre in mo– di diversi su strade di, 1 erse seguen– do maestri diversi, hanno lavorato nello stesso spirito subordinato. .Ma non è questo, così ovvio, « ma– nierismo » dei mediocri che interes– sa per montarvi belle generalizza• ;doni. Difatti, il vero« manierismo » 1)retende d'essere, per altro verso, il supposto comune piano di lavoro di quegli artisti che, rifiutandosi al– l'imitazione dei maestri pur senza negare d'averli studiati e d'averne ricevuto nutrimento, lavorano cia– scuno in una maniera propria, rifiu– tandosi a seguire schemi correnti. Tale peculiare « maniera » è in ge– nere pensata, per quasi tutti i casi, con un poco di disdegno - come se vi fosse necessariamente qualcosa di ciò che con altri ismi viene defiui-

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