Volontà - anno IX - n.6 - 1 novembre 1955

Ho visto una donna che c1ueste domande se l'era scritte sul corpo 1>er <'OSÌ dire: su un abito complc1amcn1e bianco, sul cui petto e sul cui dorso 11p1>arivanoricamate in larghi caratteri neri Je parole: « Chi ha visto Hans Rlancke, sottuffìciale della compagnia Panzer, numero di posta militare 1ale, nato il giorno tale, dato mancanle il tale, nel tale paese russo? ». Tutta la \'Ìta del figlio ricamata sul vestito bianco; e sembrava uno spettro, il personaggio di un racconto di Poe. Dietro l'abside della nuova chiesa ancora incompiuta sorge il monu– mento del prigioniero liberato. È una statua di tre meLri di altezza di un tipo triste, in pieLra grigia, con un lungo cappotto tra militare e d"ospe– dale, il c1uale rompe paletti e ferro spinato per avanzare con una mano le– \'ala nell'atto di benedire ciualche cosa (forse la libertà). Ebbene, d.irimpello a quel monumento, entro il recinto del campo di Friedland due La\'ole nere messe a modo di lavagne accoglievano fm da questa mattina i maniCesti e i cartelli fissi con le domande di notizie. Si vedeva la gente recarvisi, ingi– nocchiarsi e appuntare le domande religiosamente, come degli ex-voto. Nell'almo.sfera di <1uest~domande angosciose nlle due del pomeriggio, mentre la I( campana <lella libertà )) prendev:1 a rintoccare fra le baracche, Jlreceduti dalle motociclette della polizia e dalle auto dei reporters cinema– tografici, sono arrivati i prigionieri, incolonn:ui negli autobus infiorati che fende,•ano la moltitudine di donne, di vecchi. di ragazzi e delle domande sui car'telli. Sudici come minatori, con maglioni blu o giacchette di tela nera. pantaloni rattoppati, {ra le dita callose e rosse di freddo i mazzolini di fiori che la Croce Rossa gli aveva regalato alla slazioue, tulli un poco calvi, tutti terribilmente E.erie dolci, tulli con gli occhi rossi di pianto, tutti con l'odore della prigionia addosso, del dolore, della segregazione tlnlln llonna; stupefatti. come nccccali dalla luce del giorno, essi sembravnno vern– mcnte usciti da un « campo comune » di cimitero. E le donne li guardavano, IP vecchie. le giovani, le madri, le mogli, C'Crcandospasmodicamente fra <1uelle briciole di due milioni di dispersi. E agitavano i loro cartelli, debolmente; con le guance inondate di lagrime. Jl silenzio era davvero profondissimo c1mmcloabbiamo udito un grido acuto lim1>iclo,e abbiamo veduto una donna, sì, sui 40 anni, bruttina, piccolina f•on un cappelluccio sui capelli, spiccare la corsa come una cerva, raggiun– gere uno dei torpedoni, attaccan•isi come fanno i cani quando inseguono un'auto, con 1a testa levata in alto. E al di là del finestrino, un operaio, un minatore, un carbonaio - un ex-soldato comunc1ue - con una giubba da mugil.·. imbottito. lercio, agitare debolmente una mano, schiantato dnll'e• mozione. Non è facile dare un resoconto veridico di così veramente ineffabili aV\'Cnture degli uomini ... Dirò per la cronaca, che questi ottocento prigionieri hanno recitato il Pat('r Nostcr, a una voce. a capo sco1)erto, con la folla. Dirò che hanno t'antato un salmo, sollo il cielo grigio, con la folla: « Ti ringraziamo o 319

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